Il tunnel – Racconto erotico (Seconda parte)

Questa storia è cominciata qui.

‘Ehi!’
Lei si sente afferrare la mano da dietro, si gira e lo vede. Finalmente!
È proprio lui, non c’è da sbagliarsi. Le stesse spalle larghe e un po’ curve in avanti, lo stesso corpo slanciato e asciutto. Gli sono forse cresciuti un po’ i capelli, che adesso gli cadono sugli occhi e gli danno un’aria intrigante che prima non aveva.

Sono passati diversi mesi da quando si sono incontrati e lei è tornata ogni tanto in quel posto per cercarlo. Anche lui è tornato spesso, maledicendosi ogni volta per non averle chiesto almeno il nome.

Entrambi hanno pensato che la serata di chiusura del locale potesse essere una buona occasione, nonché l’ultima. E lui non ha potuto credere ai suoi occhi quando, passando al setaccio le forme e i visi della folla nell’oscurità, l’ha vista un po’ in disparte. Non si è dato il tempo di pensare, è schizzato verso di lei e le ha preso la mano.

Adesso si guardano negli occhi, mentre mille luci si dipingono sui loro volti. Poi lui si china verso di lei ‘Ho la macchina qua fuori (urla nel suo orecchio per superare il volume della musica, mentre lei inala l’odore che ha cercato tante volte di ricordarsi in quei mesi. Ma poi, si può ricordare un odore?), ti va di venire?’

‘Prendo la borsa!’ Urla lei di rimando.
‘Vuoi avvisare le tue amiche?’ Lei gli sorride, oh quella bocca, chissà cosa può fare con quella bocca.
‘Sono venuta da sola’ Lo guarda dritto negli occhi, esita un attimo prima di aggiungere ‘Pensavo di trovarti’.

Salgono in fretta la scala scivolosa del locale, lei indossa un tubino nero, corto e stretto e ondeggia pericolosamente sui tacchi alti. ‘Davvero pensavi di trovami’, riflette lui, gli occhi fissi sul piccolo sedere rotondo che gli ondeggia davanti. Si sente già duro.
Quando arrivano in cima alle scale, lui le prende di nuovo la mano e la dirige veloce verso la macchina. Lei fatica a stargli dietro, ma non rinuncia ad ancheggiare. Lui le apre la portiera della macchina, un espediente per far prima più che un gesto di galanteria. Poi si siede al suo posto e sbatte lo sportello. Si gira verso di lei e la bacia con impeto. Le sue labbra sono morbide e grandi, proprio come se le ricordava.

Il bilocale dove vive lui non è troppo distante o forse lui guida molto veloce, dieci minuti di macchina durante i quali nessuno dei due dice una parola. Lei ogni tanto si gira a guardarlo.

A un certo punto non resiste, tira fuori il telefono e digita un messaggio per la sua migliore amica, quella che era lì quella prima sera, quella alla quale ha raccontato la sua ossessione, quella che forse, vagamente, si ricordava di averlo intravisto.

‘L’ho trovato! Sto andando da lui!!!!’, e una serie di faccine terrorizzate a seguire. L’amica non risponde immediatamente, è pur sempre sabato sera, e lei rimette a malincuore il telefono in borsa.

‘Ci sono un po’ di scale da fare’ dice lui in tono di scusa dopo aver parcheggiato.
Son cinque piani a piedi, quanto basta per far pentire una donna di aver indossato i tacchi ma, una volta arrivati in cima, lo sforzo è ricompensato. L’appartamento è formato da due stanze: una piccola cucina con un grande tavolo e una camera da letto ampia, con un divano che la fa sembrare anche un po’ salotto.

Lei vorrebbe chiedergli mille cose, nessuna che le interessi davvero.
Lui si sente scoppiare dentro i pantaloni, vuole solo entrare dentro di lei, anzi, a essere sincero vorrebbe solo che lei glielo prendesse in bocca. Vorrebbe vedere quelle labbra chiudersi attorno al suo sesso, ma dubita che sarà tanto fortunato.
Lei è ferma vicino alla porta di ingresso, le mani strette intorno alla borsa. È un po’ in imbarazzo adesso. Lui si adopera per creare la giusta atmosfera, accende una serie di lampade, dispone un po’ di candele.

‘Vuoi del vino?’
‘Sì, grazie.’

‘Che ore saranno?’ si domanda lei fra sé.
Appoggia la borsa per terra e lo segue nella cucina dove regna un pittoresco disordine. Lui tira fuori dal frigo una bottiglia già aperta, poi ci ripensa e ne sceglie una intatta, apre un cassetto alla ricerca di un cavatappi. Poi si rende conto del silenzio che regna e si precipita in camera ad accendere il computer, a scegliere la musica, lasciando il cavatappi infilato a metà nella bottiglia. Lei è contenta di trovarsi un attimo sola, di osservare il suo spazio, nota con piacere una serie di piantine aromatiche vicino al lavandino, il frigo pieno di calamite e di post it con messaggi di amici (di amanti?), un tagliere con un salame e briciole di pane.

Si rende improvvisamente conto di avere fame.

Quando lui torna in cucina, la trova seduta al tavolo, un gomito appoggiato in un atteggiamento pigro che a lui sembra incredibilmente familiare, una fetta di salame tra le dita e due calici colmi di vino rosso accanto. Rimane un attimo spiazzato, non era esattamente questo quello che aveva in mente. Lei gli sorride mentre si porta la fetta di salame alle labbra e non riesce a trattenere un mugolio compiaciuto.

La musica che lui ha scelto riempie la camera da letto, ma arriva attutita in cucina.

Lei lo guarda divertita, la luce le cade spiovente sul viso, luccica sui suoi capelli. Lui si siede di fronte a lei. Beve un sorso di vino e un gorgoglio risponde in fondo al suo stomaco. Forse ha fame anche lui.

Sì decisamente, pensa mentre un desiderio improvviso gli attraversa la mente.

‘Continua a mangiare’ le dice con una promessa nella voce. Poi scivola in ginocchio e si infila sotto il tavolo. Le gambe nude di lei sono lì, invitanti, rese ancora più slanciate dai tacchi che indossa. Improvviso appare anche il viso di lei, che si è piegata a spiare cosa succede là sotto.

‘Continua a mangiare’ ribadisce lui. ‘Ho fame anch’io’ aggiunge con un velo di ironia. Lei deglutisce internamente mentre si risolleva di scatto, e il centro del suo corpo si inumidisce immediatamente. Sente la mano calda di lui appoggiarsi sul suo piede e toglierle la scarpa destra. Poi la sinistra. Sente le sue dita percorrere l’arco del piede, girare intorno all’osso della caviglia, palpeggiarle il polpaccio.

Ha smesso di mangiare, ovvio. Ma prova a bere un sorso di vino. Proprio in quel momento lui l’afferra per le ginocchia e la fa scivolare con il bacino in avanti e lei non riesce a trattenere un sussulto di sorpresa. Lui fa risalire le mani lungo le cosce e le solleva il vestito, poi lei lo sente sfilarle gli slip. E divaricarle le gambe.

Mentre fissa le piantine in bell’ordine sul bordo del lavandino, si rende conto che probabilmente la sua faccia è a pochi centimetri dal suo sesso nudo. Ma il fatto di non vederlo rende la situazione un po’ irreale. E più sostenibile.

Passano dei minuti interminabili, poi finalmente lei sente il calore della sua bocca. Si sporge ancora più in avanti, mentre lui la ricopre di baci leggeri che la lasciano sempre più desiderosa. Forse adesso la sta toccando con la lingua, perché la sensazione è più leggera e più umida o forse è solo la sua eccitazione a trarla in inganno, pensa lei mentre si aggrappa con le mani al bordo del tavolino.

Lui la vede protendersi verso di sé, con le gambe tese, i piedi arcuati, vede il suo sesso aperto e pronto al piacere e incolla le sue labbra a quelle di lei. Il gemito che giunge distinto anche sotto il tavolo gli provoca un sorriso, mentre comincia a muovere la lingua veloce su di lei. Il suo bacino inizia a essere scosso da movimenti inconsulti e lui l’afferra per i fianchi mentre la sente spingersi con forza contro la sua bocca, mentre la sente venire e gridare di piacere.

Vorrebbe guardarla in faccia ma si dice che tutto sommato, anche là sotto la vista non è male. Non stacca la bocca dal suo sesso finché non la sente placarsi, fin quando anche gli ultimi spasmi dell’orgasmo non lasciano il posto all’immobilità.

Lei lo vede emergere dal tavolino e non può non notare l’alone lasciato dal suo piacere attorno alla sua bocca. Si sente arrossire. Per mascherare l’imbarazzo si porta il bicchiere alle labbra.

Ah quelle labbra, pensa lui, chissà cosa puoi fare con quelle labbra…

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