Il locale è uno di quei budelli estremamente bui e fumosi sotto terra ai quali si accede attraverso un lunghissimo tunnel che trasuda umidità.
Ce n’è uno così in ogni città, pensa lui mentre sbatte i piedi a terra a ritmo di musica. È una serata buona, il dj ce la sa e lui si sta godendo ogni momento.

Anche lei sta godendo ogni momento. Non è certo il suo genere di posto e nemmeno di gente, ma la musica è buona e quando la musica è buona tutto il resto non conta. Pensa mentre alza le braccia a raccogliere i lunghi capelli che la stanno facendo sudare.

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Una luce spezza il buio della piccola sala dove tutti si muovono come ombre seguendo i virtuosismi del dj. Fa un po’ di giri e si fissa sulla sua nuca nuda.
Lei si volta incuriosita, segue la traiettoria della luce e si accorge che proviene da un telefonino. Il telefonino di lui.
Rimane sorpresa ma non vuole farglielo capire e ricomincia a muoversi. Forse solo un po’ più sensuale di prima. Di lui ha intravisto solo la sagoma scura dietro la luce potente della pila, ma quello che ha intravisto non le è dispiaciuto.

Lui rimane con il telefono in mano a puntare la sua figura, a isolarla dalla folla che si muove di fianco a lei: un occhio di bue su un palcoscenico troppo affollato.

Socchiude gli occhi, solleva le braccia, muove i fianchi, sente i capelli sfiorarle la schiena nuda.  Le piace essere la protagonista di quel momento. Le piace sentire la carezza della luce su di sé, sapere che solo lei spicca nella folla informe immersa nel buio.

Poi (è un attimo) chiude gli occhi e quando li riapre si ritrova di nuovo confusa tra tutti.

Non riesce a trattenersi e si gira a cercarlo. Lui è dietro di lei, vicino, vicinissimo. Se allungasse le mani la sfiorerebbe. Ma non lo fa.
Si muove con gesti molto semplici, ma non senza una sua grazia. E un senso del ritmo (apprezza lei).
Quanto a lei, adesso che lui è così vicino, beh, è tutto cambiato. Non ha più la luce del suo telefono addosso, ma è come se fosse sostituita dal suo sguardo. Ha l’idea che lui non le stacchi gli occhi di dosso, ma in realtà quando gli lancia un’occhiata di sottecchi, si rende conto che così non è. Lui sembra immerso nel suo mondo, incurante di tutto il resto.

Prende coraggio e lo guarda più spesso: non è proprio niente male.
È abbastanza alto, magro, le piace il suo stile, casual ma curato. Le piacciono le scarpe da ginnastica che indossa. Le piacciono i suoi movimenti aggraziati e leggeri. Le piace anche l’odore che emana e che a volte la investe in piccole folate.

Adesso che ha finito la sua ricognizione, può tornare a concentrarsi sui suoi movimenti. A chiudere gli occhi per sentire meglio la musica, a scegliere quale linea di contrappunto seguire, per poi riaprirli e vedere se si stanno muovendo insieme, se lui è ancora lì.
Lui è ancora lì, ancora più vicino se possibile. E quando i gesti di lei sono particolarmente ampi, finisce che i loro corpi si strusciano, che la spalla di lei urta il suo petto, che il bacino di lui sfiora il suo fianco.

Sono così vicini che lei finisce per inciampare sul suo corpo e cadergli addosso. Lui resiste all’urto e le appoggia le mani sulle braccia per aiutarla a recuperare l’equilibrio. Si guardano un istante, prima che lei riabbassi gli occhi e ne ha la conferma: lui le piace.
Lui, adesso che ha appoggiato le mani sul suo corpo, non le sposta più e iniziano a muoversi uniti, mentre lei sente la gamba di lui insinuarsi tra le sue, le mani scivolarle dalle braccia alla schiena, per attirarla a sé in un movimento fluido e morbido.

Ommioddio, si ritrova a pensare lei, se questo fa l’amore come balla…

La musica sembra seguire le evoluzioni dei loro corpi, fornire scuse al loro intrecciarsi, il ritmo rallenta, si fa sempre più profondo, esattamente come il loro abbraccio. Lei sente la stoffa ruvida dei suoi jeans risalire sulla pelle nuda delle sue gambe, sollevarle la gonna corta, mentre le sue mani sono scivolate sotto il top che indossa e si appoggiano leggere a sostenerla senza stringerla.

Anche lei ha fatto un timido movimento verso di lui e lo circonda all’altezza dei fianchi. Ha la faccia quasi appoggiata alla maglietta che lui indossa sotto la camicia aperta e le piace inalare l’odore di buono che emana da lui. Indovinare il corpo asciutto che ogni tanto i suoi movimenti rivelano.
Lui si china sul suo collo e le appoggia un bacio  veloce sulla pelle umida di sudore, un bacio che le trasmette una scarica di piacere. Sprazzi di luce brevissima li illuminano ogni tanto, e lei cerca di indovinare il colore dei suoi occhi: verdi, forse azzurri.

Poi lui la prende per mano e quel contatto le provoca un brivido anche più intenso del bacio. La sua mano è calda e asciutta contro quella un po’ umidiccia di lei. Con un altro dei suoi movimenti fluidi e aggraziati si slaccia dal suo abbraccio e la guida fuori dalla pista da ballo, lontano dalla folla.

Lei lo segue e si ritrova a fissare le sue spalle larghe nella camicia a scacchi. Lui imbocca il tunnel di ingresso, svolta bruscamente a destra e sono di fronte ai bagni.
C’è un odore forte e il pavimento già bagnaticcio del corridoio prende qui una sfumatura di bagnato più inquietante. Lui esita un attimo prima di entrare, e quando si muove sente la mano di lei fare resistenza.

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Si gira: ‘Ho la macchina qua fuori’ le sussurra. Ritornano nel tunnel buio, che rimbomba dei ritmi provenienti dalle casse. Fanno pochi passi, poi lui la spinge contro il muro. Le loro bocche si cercano frenetiche e lui le morde le labbra carnose, prima di affondare la lingua dentro di lei. Le sue mani scivolano sotto il top, sotto il reggiseno a stringerle i seni e ancora una volta lei è elettrizzata da quel contatto caldo. Le accarezza i capezzoli con i polpastrelli, mentre la spinge contro il muro con il suo corpo elastico, le fa sentire la sua erezione.
Poi, improvviso come aveva cominciato, lui si stacca dalla sua bocca, lasciandola un po’ senza fiato e la riprende per mano. Si avviano quasi di corsa su per le scale limacciose che portano all’uscita. Fuori ha cominciato a piovere e lui si toglie la camicia per usarla come riparo di fortuna per entrambi.

Lei lancia un’occhiata golosa alle sue braccia per poi farla scivolare lungo il suo torace dove la maglietta sollevata scopre una piccola porzione di pelle proprio all’altezza del bacino, proprio lì dove una striscia impercettibile di cotone fa indovinare la biancheria sotto la cintura dei jeans. Le piace proprio un sacco, pensa, mentre ridono eccitati muovendosi a grandi passi verso la macchina.

Entrano in fretta e lei si rende conto che la pioggia si è mescolata al sudore appiccicandole addosso il top dove spuntano i capezzoli eccitati. Si fissano un istante (i suoi occhi sono verdi) e di nuovo lui si avventa sulle sue labbra carnose, quasi a volerla mangiare.

Lei non lo sa, non lo sa che visione sensuale può essere con quell’aria sperduta, quegli occhi grandi e quelle labbra. Oh, quelle labbra, chissà cosa può fare con quelle labbra!

Ma mentre lui allunga una mano a sollevarle la gonna, a cercare il suo sesso tra le gambe socchiuse, lei lo ferma di nuovo. La macchina è parcheggiata vicino a un chiosco e c’è un continuo movimento di gente.
Lui le sorride, fa fatica a contenere la sua voglia ma si trattiene e mette in moto. Allunga una mano verso le sue gambe mentre guida per le strade della città. Il locale è in centro e non è facile trovare un luogo appartato. E lei ha le sue cose nel guardaroba del locale e le sue amiche che si domanderanno che fine abbia fatto. Non vuole allontanarsi.

Fanno un giro dell’isolato, finché lui non trova un posto libero e si ferma al volo. Esce dalla macchina con lo scatto di un pupazzo a molla e, prima che lei abbia avuto il tempo di riprendersi, si ritrova con la portiera aperta e lui che la invita fuori. Si dirigono verso un arco buio posto tra le case e non appena sono avvolti dalla penombra lei si ritrova le mani di lui dappertutto. È dietro di lei, le stringe i fianchi e l’attira a sé, mentre fa scivolare le mani in cerca del suo sesso.

Lei si sente mancare l’equilibrio ma la stretta di lui non l’abbandona anche se non smette di cercare, sollevare, scostare, abbassare… Sente le sue dita fredde farsi strada nella sua intimità, mentre la sua erezione le spinge contro la schiena. Lei fa qualche passo verso il muro, si appoggia con le mani, mentre il rumore del suo ansimare le rimbomba come una conchiglia appoggiata all’orecchio.
Fa per girarsi e lui stacca le mani dal corpo, le porta su di sé, a slacciare la cintura, vuole liberare il proprio sesso, vuole entrare dentro di lei. Non riesce più ad aspettare.

Ma quando ormai i suoi pantaloni sono slacciati e lui ha già guidato la mano di lei dentro i suoi boxer, ecco che la sente irrigidirsi. Non capisce perché, fino a quando non percepisce un leggero scampanellio in lontananza. In avvicinamento.

Lei si stacca brusca, si abbassa la gonna in fretta, mentre lo scampanellio si fa sempre più vicino. Una bicicletta è in arrivo, una di quelle vecchie bici piene di suoni involontari, che basta un selciato un po’ sconnesso a far risuonare. La bici è all’ingresso dell’arco, lo imbocca senza esitazione.

Lei scorge un uomo con la divisa fluorescente da spazzino gettare un’occhiata verso di loro e si sente arrossire. Lui impreca dentro di sé.
L’uomo li supera e in un attimo lo scampanellio si perde verso l’altra estremità della notte.
Lei finisce di risistemarsi la gonna, con un gesto definitivo che spinge anche lui a riallacciarsi i bottoni dei jeans, a riunire le estremità della cintura.

Senza parole si allontanano dall’arco semibuio, tornano alla strada illuminata, si incamminano in direzione del locale. Ha smesso di piovere e il chiosco si è svuotato.
Lui si ferma di fronte alle scale umide, non vuole tornare dentro. Si scambiano un bacio leggero sulle labbra.

Ah quelle labbra, chissà cosa puoi fare con quelle labbra…

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