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È stata sempre una mia fantasia, un mio desiderio. L’ho proposto a ogni singolo uomo che ho avuto, fossero storie di una sera o relazioni pericolose. Nessuno mi ha mai dato corda, c’è chi mi ha dato della pazza e chi invece mi ha detto sì, sì, per poi tirarsi indietro all’ultimo momento.

Era un periodo in cui ero sola da un po’ e una sera mi è venuta come un’illuminazione. Ero online alla ricerca di siti che potessero soddisfare il mio feticcio e mi sono detta: perché non farlo da sola? Alla fine avrebbe potuto essere anche più semplice. E infatti è stato semplicissimo. Quando sei una donna single, non troppo in là con gli anni e di bell’aspetto, scopri che sono moltissime le coppie etero che vogliono fare sesso con te. E ce ne sono diverse anche gay. Quelle le ho scartate, perché non era quella la mia fantasia, ma mi sono ripromessa di ripensarci in futuro. Alla fine se c’è una cosa che ho imparato nella vita è di non rifiutare mai niente, così solo per principio. Bisogna assaggiare tutto.

La scelta della coppia non è stata così semplice invece. In foto son tutti belli e anche le descrizioni in genere sono piuttosto accattivanti, ma quando passi al vaglio della videochiamata, passato il primo imbarazzo, è difficile che si crei una vera e propria chimica. Vuoi perché c’è lo schermo di mezzo, vuoi perché i nostri io reali sono sempre meno attraenti, meno interessanti e spiritosi dei nostri io virtuali.

Non so, intravvedevo sempre un po’ di squallore sul fondo di quello che la telecamera del computer riusciva a inquadrare. A volte erano semplicemente ambienti che mi facevano capire che non volevo avere niente a che fare con quel tipo di persone, figurarsi se volevo condividerci una notte d’amore. Altre volte intuivo una forzatura dietro, come se quello fosse il desiderio di uno dei due e non della coppia. E non volevo infilarmi in nessun ginepraio. Volevo una cosa libera con persone libere, adulte, consenzienti, curiose.

Poi ho conosciuto Greta e Paolo (i nomi li ho cambiati ovviamente) e tutto è andato al contrario. Le foto erano passabili, ma niente di che, ma quando ci siamo ritrovati davanti alla webcam non solo loro erano molto più attraenti, ma la loro personalità bucava lo schermo del mio pc e, per la prima volta dopo mesi di ricerche, mi trovavo davanti a due persone che avevano il mio stesso approccio: avevano una curiosità e volevano vedere dove li avrebbe portati. L’unica differenza tra noi era che io ero da sola e loro una coppia.

All’inizio mi è sembrata una cosa da poco, ma mentre mi preparavo per andare ad incontrarli la prima sera, all’improvviso tutte le implicazioni di quella ‘piccola’ differenza mi hanno colpito come uno schiaffo in piena faccia. Non saprei dire adesso quali fossero, ma diciamo che si potrebbero riassumere in questa semplice equazione: due contro una. A partire da una mera questione di sicurezza, che io mi ponevo e che loro, ne ero sicura, assolutamente no, per arrivare al fatto che mi sentivo come un granello di sabbia che si infila tra le valve di un’ostrica, non sapevo che genere di reazione la mia presenza avrebbe comportato tra loro due, se ne sarebbe nata una perla o un casino. Ma, di fondo, io era la parte libera, leggera del contratto, erano loro che avrebbero dovuto vivere con le conseguenze di quell’incontro, come più volte mi avevano fatto notare gli uomini con cui ero in coppia e a cui l’avevo chiesto. Anche se, se Greta e Paolo dicevano la verità, quella non era la prima volta che ci provavano. Questa cosa soprattutto mi aveva fatto propendere per la decisione di incontrarli. È un po’ come quando fai l’amore per la prima volta, speri sempre di farlo con qualcuno che abbia già un po’ di esperienza, che sappia quello che sta facendo. Ecco, l’idea che loro sapessero un po’ quello che stavano facendo mi dava sicurezza. Avevo accettato il loro invito a bere un aperitivo in un locale molto frequentato in città. ‘Senza impegno’ mi avevano detto. ‘Non sai quanti primi incontri si risolvono nel nulla’, avevano aggiunto. ‘Greta è molto esigente’, ‘Paolo è super timido’ erano riusciti a far scivolare qua e là, le varie volte in cui ci eravamo sentiti.

Mentre mi preparavo all’incontro ‘senza impegno’, mi sentivo come una studentessa prima dell’esame. Ripetevo sottovoce le parole di un’ipotetica conversazione, il modo in cui mi sarei presentata: avrei allungato la mano o sarei passata a un più confidenziale abbraccio? Ovviamente, anche se il nostro incontro non aveva altra finalità che farci conoscere, mi ero preoccupata di andare dall’estetista il giorno prima e mi ero infilata in un completo di pizzo nero piuttosto trasparente. Sopra invece mi ero tenuta abbastanza semplice, avevo scelto un tubino nero che sapevo che mi stava bene, con un paio di ballerine color sabbia. I capelli li avevo raccolti e il trucco l’avevo lasciato leggero. Avevo scelto una borsa grande, era un venerdì sera e volevo dare l’idea che venissi direttamente dal lavoro e che non avessi messo poi tanta cura nella mia preparazione.

Quando ero arrivata al locale, leggermente in ritardo (‘due contro una’, mi ero ripetuta, molto più facile aspettare in due che da sola), il posto era già bello affollato ma li avevo riconosciuti subito. E dal vivo erano ancora meglio che in video. Greta era una bella donna, forse qualche anno più grande di me, con una massa di capelli precocemente brizzolati e un vestito morbido che le copriva la figura ma allo stesso tempo ne faceva indovinare ogni curva, Paolo poteva essere leggermente più giovane di lei o forse solo più benportante. Aveva i capelli rasati a zero e le spalle larghe, due cose che ho sempre trovato attraenti in un uomo. Era alto, atletico e anche se aveva un viso piuttosto anonimo, i suoi occhi nocciola erano intelligenti e il suo fisico atletico lo rendeva subito attraente. Avevo avuto un attimo per osservarli non vista, sembrava esserci una bella intesa tra loro: parlavano animatamente e si sorridevano, Paolo teneva una mano sul ginocchio di Greta e mi sembrava un gesto tenero e possessivo allo stesso tempo. Il locale era piacevolmente affollato, la serata era calda, avevo sentito una bellissima sensazione dentro di me. Dopo tanto aspettare, la mia fantasia finalmente prendeva corpo nelle figure slanciate di Greta e Paolo e non sarebbe potuto andare meglio.

Quando mi sono avvicinata, anche loro mi hanno riconosciuta subito, e ho visto la stessa piacevole sorpresa nei loro occhi. Erano contenti di quello che vedevano, non avevo deluso le loro aspettative, nonostante tutte le loro esigenze e timidezze. La cameriera si è materializzata in un lampo e l’iniziale imbarazzo si è dissolto appena sono riuscita a bagnare le mie labbra nella coppa di champagne che avevo ordinato. Greta e Paolo avevano una piacevole conversazione, modi amabili, voci educate. Se non avessi saputo perché ero lì, avrei passato una serata leggera in compagnia di due sconosciuti. Ma non riuscivo a staccare la mente dal pensiero di quello che sarebbe o non sarebbe potuto succedere. Avrei potuto fare l’amore con un tipo come Paolo? E con una donna come Greta? Che sapore avrebbero avuto? Come sarebbe stato ritrovarsi in mezzo all’intimità di due sconosciuti?

Eravamo al secondo  giro, quando Greta improvvisamente mi ha chiesto di lasciarli un attimo da soli. Me l’ha chiesto come una supplica, quasi scusandosi. Sono rimasta un attimo confusa, ma mi sono ripresa subito. ‘Certo, devo comunque andare al bagno!’ ho risposto forse un po’ più giuliva di come mi sentissi veramente. Ho attraversato il locale, adesso pieno di gente, senza badare se attiravo gli sguardi degli uomini, mi sono rinchiusa in bagno e mi sono guardata allo specchio. Avevo gli occhi accesi e le guance un po’ arrossate. I capelli che avevo raccolto all’inizio della serata iniziavano a cadermi in ciocche ribelli sulle spalle. Ero una donna pronta a un incontro sessuale, se mi avessero respinta sarei andata a cercarmi un uomo, ma avrei fatto l’amore pensando a loro.

Ma le mie preoccupazioni erano inutili. Quando sono tornata al tavolo, Greta mi ha guardato con gli occhi brillanti, mi ha ringraziato di avergli lasciato quegli attimi per discutere, erano molto affascinati da me, per loro era un sì e, se io volevo, lì di fianco c’era un albergo che avrebbe fatto al caso nostro. Mi sono sentita il cuore balzare in petto, nonostante tutto quello che mi ero detta, nonostante tutto il mio fantasticare e tutti quei mesi di ricerca, ero arrivata al punto di non ritorno e quella consapevolezza mi spaventava.

L’albergo l’avevo visto di sfuggita quando ero arrivata e, lo so che adesso sembra assurdo, ma alla fine è stato quello che mi ha fatto decidere. Se mi avessero chiesto di andare a casa con loro, non so se avrei accettato, così, subito la prima sera. Avrei avuto paura di entrare nella loro quotidianità, della cesta dei panni sporchi in bagno e dell’odore di cucinato nell’aria. L’idea che mi proponessero lo spazio asettico e non connotato di un albergo mi faceva sentire più libera.

Avevamo diviso il conto, avevo insistito su questo punto, e ci eravamo spostati in albergo. L’ingresso era davvero di fianco a quello del locale, ma nonostante questo, in quel brevissimo tragitto ero riuscita a preoccuparmi di come avremmo gestito la cosa. Lanciavo occhiate di sottecchi a Greta e Paolo, ma mi sembravano estremamente rilassati. Quando siamo stati nella hall dell’albergo, Paolo ha chiesto la carta di identità a Greta e si è avvicinato alla reception mentre io e lei rimavamo un po’ indietro. Greta mi ha preso la mano e se l’è portata al petto: ‘Senti come batte!’ Mi ha detto. Ma io non sentivo nulla, solo la pressione della sua mano fredda sulla mia, e ho pensato che probabilmente lei era come me, che quando mi emoziono le mani mi si gelano. Paolo è tornato poco dopo e ci ha guidato verso l’ascensore.

‘Ho preso la suite e ordinato una bottiglia.’ Ci ha detto con un sorriso birichino.

Ci siamo ritrovati dentro l’ascensore insieme a una coppia. Ci scambiavamo sorrisi furtivi, sentivo l’emozione bagnarmi le ascelle e l’eccitazione bagnarmi più in basso, ero quasi senza fiato. ‘Posso sempre andarmene, se non mi piace posso sempre andarmene.’ Mi ripetevo. Non saprei dire come siamo arrivati in camera, ma ricordo il click della porta alle mie spalle e la sensazione un po’ claustrofobica di essere in trappola, non so se mi aspettavo che i miei ospiti si trasformassero in due vampiri. Loro in realtà erano quasi imbarazzati quanto me.

Ci siamo seduti, io e Greta sul divano, Paolo su una poltrona davanti a me. Poco dopo è arrivata la bottiglia che Paolo aveva ordinato. Abbiamo iniziato a bere e ripreso i discorsi che avevamo fatto nel locale: i nostri lavori, senza entrare troppo nel dettaglio, i nostri viaggi, le preferenze culinarie, i locali che frequentavamo in città. Niente di troppo personale. Quella piccola parentesi mi ha rassicurata un poco. Ho iniziato a rilassarmi un po’ nella mia posizione, anche l’alcol probabilmente iniziava a fare effetto. A un certo punto Greta ha allungato una mano verso i miei capelli ‘Posso scioglierli?’ Mi ha chiesto ‘Sono bellissimi.’ Ha aggiunto. ‘Certo.’ Ho risposto io con un filo di voce. E quello è stato l’inizio di tutto.

Greta mi ha sfilato l’elastico e ho sentito i capelli ricadermi sulle spalle. Allora lei si è avvicinata e mi ha preso il bicchiere dalla mano e l’ha appoggiato sul tavolino basso davanti a noi. Mi ha passato una mano dietro il collo per attirarmi a sé e mi ha baciato le labbra lentissimamente. Mi sono sentita sciogliere in quel bacio. Non so quanto sia durato, so che a un certo punto Greta ha cominciato a spogliarmi: mi ha abbassato le maniche del tubino e poi le coppe del reggiseno e ha iniziato a baciarmi i capezzoli. Mi ero quasi scordata dell’esistenza di Paolo, finché non ho aperto gli occhi e l’ho visto, esattamente nella stessa posizione in cui l’avevo lasciato prima di quel bacio, con il bicchiere in mano e gli occhi febbrili, fissi su di noi. Greta mi ha spinto sul divano, mi ha sollevato il tubino e ha cominciato a leccarmi sulle mutande. Sentivo la sua lingua attraverso il pizzo e, quasi con la stessa intensità, sentivo gli occhi di Paolo su di me.

Era la situazione più erotica in cui mi fossi trovata: seminuda, con la testa di una donna tra le cosce e gli occhi di un uomo su di me. Ho rivolto uno sguardo pieno di desiderio a Paolo e l’ho visto alzarsi e venire verso di noi, un’inconfondibile erezione evidente sotto i pantaloni. Si è inginocchiato di fianco al divano, vicino alla mia testa, ho sentito le sue mani grandi e calde sui miei seni, le sue dita stringermi i capezzoli e le sue labbra ispide di barba, così diverse da quelle di Greta, sulle mie. Il suo bacio intenso e travolgente. Mi sono sentita venire nella bocca di Greta, mentre soffocavo un grido di piacere in quella di Paolo. Da quel primo orgasmo è stato tutto un crescendo che non saprei bene ricostruire. Mi sono fiondata sul corpo di Greta e poco dopo ho visto Paolo infilarsi un preservativo e l’ho sentito prendermi da dietro. Ho avuto un altro orgasmo nel giro di pochi minuti. Di tutte le mie paure, nessuna si è verificata: non mi sono sentita l’intrusa, non mi sono sentita usata. Sono stata sempre al centro dell’attenzione, Greta e Paolo non si sono praticamente guardati, i loro corpi sono sempre stati a mia disposizione. Ho fatto l’amore con Paolo mentre leccavo Greta, poi Paolo mi ha fatto venire con la bocca mentre Greta lo accarezzava. Non riuscivo neanche a seguire l’intreccio dei nostri corpi e il tempo non sembrava bastare per tutte le combinazioni che volevamo provare. Mi ero ripromessa di andare via presto, qualunque cosa fosse successa, avevo impostato una sveglia alle dieci che ho subito silenziato. Ci siamo addormentati a più riprese. Ogni volta che ci svegliavamo ricominciavamo quasi senza bisogno di scaldarci. La sola vista dei nostri corpi nudi bastava a farci venire voglia. L’ultima volta che mi sono risvegliata doveva essere l’alba, perché una luce grigia filtrava dalle tende dell’hotel. Mi sono girata verso i miei due amanti e li ho visti abbracciati e, non so, qualcosa è cambiato dentro di me. Sarà che quella è l’ora più disperata, sarà che quell’atteggiamento di intimità nel sonno mi ha fatto capire quanto forte fosse il loro legame, sarà che ero stanca e avevo voglia della mia casa, del mio letto, di qualcosa che fosse mio, mio soltanto. Mi sono rivestita senza far rumore. Ho controllato online il prezzo della suite e lasciato il mio terzo in contanti sul tavolino.

Quando son stata sulla porta son tornata indietro. Ho preso un foglietto e scritto ‘Mi sembra giusto condividere anche questo. Alla prossima.’ Ho aggiunto un cuore e firmato con la mia iniziale.  Poi ho appoggiato il foglietto vicino ai soldi. Ho preso l’ascensore da sola e mi sono ritrovata nell’ingresso semi deserto, nessuno ha fatto caso a me. Un uomo che puliva il pavimento mi ha rivolto un sorriso e il buongiorno.

Mi sono avviata nell’aria fresca del mattino e per le strade deserte. Mi sono specchiata in una vetrina: con il mio tubino nero e la mia borsa grande, alle 5 di sabato mattina, non potevo essere che una donna che tornava da una notte d’amore. E il pensiero mi ha fatto sorridere.

Ho provato altri incastri, ma nessuno mi è mai piaciuto così. In alcuni casi sono proprio scappata. In altri, sono andata fino in fondo. Ma l’intesa che ho con Greta e Paolo non l’ho trovata con nessuno. Con loro, invece, non è ancora finita. Ci sono volte che lo faccio solo con Greta, Paolo magari ci guarda o è via per lavoro. E volte che lo faccio solo con Paolo. Greta non vuole guardare ma si fa raccontare tutto dopo, sia da me che da lui. È una cosa molto speciale e mi sento una donna molto fortunata. Adesso ho un compagno e non so se la mia bellissima storia a tre potrà continuare e diventare un amore a quattro. Spero di sì.

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