L'appuntamento_Storia erotica

L’uomo sbagliato – Racconto erotico

Non so perché ho deciso di incontrarlo nel bar di un hotel, non sono certo tipa che frequenta i bar degli hotel, o gli hotel in generale, se è per questo. Sono più una da ostello e airbnb o, meglio ancora, il divano di un amico. Diciamo che è quello che mi concede il mio stipendio.

E in effetti, ora che ci penso mentre faccio il mio ingresso nella grande hall e, con una punta di imbarazzo, chiedo al tipo della reception dove si trovi il bar, mi rendo conto che è stato lui a fare quella scelta. 

Non so perché non ci ho pensato prima, ma adesso che percorro il corridoio soffusamente illuminato con i miei piedi nudi calzati in lucide scarpe col tacco (il mio unico paio, ora che ci penso non sono nemmeno tipa da scarpe col tacco) che scivolano sul tappeto spesso, ecco, ora mi colpisce il ragionamento che sta probabilmente all’origine di questa scelta. Ovvero che se le cose dovessero andare superlativamente bene, avremmo subito a disposizione una camera per un incontro, diciamo, più ravvicinato. Mi sembra un’idea assolutamente volgare ma, mi dico, che se ci penso bene non c’è niente di male e che l’unico motivo per cui mi sono fatta convincere dalla mia amica Claudia a riscrivermi a un’app di incontri, attraversare il faticoso percorso di scelta di un tipo almeno passabile e, cosa ancora più difficile, accettare di incontralo di persona, è stato proprio perché ho assolutamente bisogno di fare sesso. E un sano incontro di questo tipo, farebbe del gran bene prima di tutto a me.

Eppure non riesco a scrollarmi di dosso un senso di fastidio quando entro nel bar, ancora più soffusamente illuminato del corridoio. Ho bisogno di qualche istante per abituarmi alle luci basse che illuminano con violenza solo piccole porzioni dei tavoli disposti elegantemente e del bancone. Eppure lo vedo subito e immediatamente lo riconosco. Luca è ancora più figo della sua foto profilo, siede al bancone con un drink in mano e sta amabilmente parlando con la barista, una tipa attraente con una frangia liscissima e nerissima che oscilla a ogni suo movimento. Si muove parecchio, la barista, e soprattutto ride spesso a quello che Luca le dice, c’è un’aria di complicità che posso chiaramente percepire anche da qua. Mi scrollo di dosso anche questo secondo senso di fastidio e mi incammino verso Luca cercando di riesumare, dalle profondità del mio desiderio represso, il sorriso più seducente del mio repertorio. 

Lui è davvero molto più carino dal vivo, un’eventualità più unica che rara nel mondo degli incontri online. Ha una foresta di capelli castani che ricadono disordinati su un viso regolare, veste impeccabilmente con un abito formato da pantaloni e giacca, ma tiene la camicia bianca un po’ aperta sul petto e l’impressione finale è di eleganza senza affettazione. 

Sono quasi da lui, quando lo vedo prendere una penna, afferrare con forza la mano della barista (lei, per un attimo, rimane interdetta e posso sentire da qua la corrente erotica che passa tra di loro) e scrivere qualcosa su quella mano.

‘Questo è il mio numero, chiamami più tardi.’

Non so cosa mi prende, ma mi fermo immediatamente, come se fossi andata a sbattere contro una parete invisibile. Nessuno di noi cerca una storia importante, questo è ovvio, chi mai, nell’era di internet, si permette di andare a un primo appuntamento con un’aspettativa che non sia quella di un’inevitabile delusione ma Luca è già riuscito a infastidirmi una volta e il suo essere figo non basta a farmi superare il fatto che la delusione addirittura precede il nostro incontro.

Il mio gesto repentino deve avere attirato la sua attenzione perché immediatamente si gira verso di me (è davvero carino, mannaggia!) e, con uguale velocità, mi riconosce.

Non so se si è reso conto che l’ho colto sul fatto, so solo che lo vedo alzarsi di malavoglia per venire verso di me, forse non sono all’altezza delle sue aspettative. E in effetti la barista è molto attraente.

‘Cristina?’ Mi domanda mentre già allunga la mano verso la mia.

Mi rendo conto allora di una cosa che la mia mente ha già registrato da un po’. Alla mia sinistra, seduto a un tavolo, c’è un uomo da solo che ha anche lui alzato lo sguardo su di me quando mi sono fermata all’improvviso. 

La decisione prende un microsecondo. Mi siedo repentina davanti a lui, stringendo la borsetta tra le mani. Sono nervosa.

‘Cristina?’ Ripete Luca, senza capire il mio gesto.

Lo guardo fuggevolmente, vorrei nascondermi la faccia ma non posso. 

‘No, si sbaglia, mi confonde con qualcun’altra.’ Dico cercando di suonare seccata. Ma in verità sono in imbarazzo.

‘Ciao’ Dico intanto con fintissima nonchalance all’uomo davanti a me.

‘Ti riconosco, sei uguale alla foto del profilo.’ Insiste Luca.

L’uomo davanti a me si schiarisce la voce. E, per la prima volta, lo vedo per davvero. È un tipo piazzato, con l’aria un po’ sciupata. Dev’essere più grande, più grande di me e anche di Luca. Porta i capelli cortissimi, ha due penetranti occhi scuri e indossa un maglione blu che lo deve far sudare non poco nell’ambiente iper riscaldato dell’hotel. 

‘La signora è con me.’ Dice con un tono tranquillo.

Luca fa una risatina stizzita. 

‘E va bene, va bene!.’ Ribatte, sempre rivolto a me. ‘Non sono certo il tipo da taglie forti.’ Aggiunge con cattiveria e sento il suo sguardo spogliarmi del vestito avvolgente che ho scelto per la serata e scoprire le mie forme abbondanti.

‘Ce ne faremo una ragione.’ Dice il mio tipo, alzando il bicchiere di birra verso di lui in un gesto di brindisi. Luca si allontana veloce, con la coda dell’occhio lo vedo tornare verso il bancone, prendere il cappotto e avviarsi di fretta verso l’uscita senza neanche un cenno di saluto per la barista. 

‘Se ne è andato?’ Chiedo in un sussurro al mio uomo.

‘Sparito.’ Ribatte lui e di nuovo solleva il bicchiere come a dire ‘Salute!’ Tutta l’aria mi abbandona e mi affloscio sulla mia borsetta.

‘Devi scusarmi. Ma mi sembrava un po’ troppo interessato alla barista e insomma, non prometteva bene.’

‘No, direi di no… Cristina.’ Dice l’uomo scoppiando in una risata gioviale. Non è particolarmente bello, ma ha un modo di fare accattivante, un sorriso aperto e una risata sincera. E il modo in cui ha gestito l’imprevisto con Luca si è impresso in maniera un po’ indelebile in me. 

‘Armando.’ Dice, allungandomi la mano.

‘Piacere.’ Dico io, sono ancora intimidita e imbarazzata. La sua stretta è ferma e calda e una specie di corrente elettrica passa tra di noi nel momento in cui le nostre mani si stringono. Deve averla percepita anche lui perché mi guarda strano per un attimo, prima di riacquistare il suo atteggiamento rilassato.

‘Prendi qualcosa da bere?’

Esito solo un attimo, ma il mio outfit merita almeno un drink.

‘Un bicchiere di rosso, grazie.’

Armando si alza, indossa un paio di jeans che delineano due gambe leggermente arcuate e calza un paio di scarponi. Ha una camminata dondolante, un po’ incongruente nell’ambiente leccato del bar. Ho la mente piena di pensieri e una strana eccitazione in fondo alla pancia, mi sento dentro un’avventura. Dove finirà questa serata?

Armando torna al mio tavolo con un bicchiere di vino, seguito a ruota da un cameriere che piazza delle olive e dei taralli davanti a noi. 

Iniziamo a parlare. Lui mi racconta di avere una piccola impresa di costruzioni, è venuto a visitare uno stabile vicino all’hotel per valutare se accettare il lavoro e si è fermato a bere una birra. È un uomo concreto, che lavora sodo e gode dei frutti del suo lavoro.

Non potremmo essere più diversi: io sono una scrittrice freelance con mille collaborazioni aperte e una gran fatica ad arrivare a fine mese. Eppure si scatena una strana alchimia tra di noi. 

Il suo sguardo è carezzevole e più volte lo vedo scivolare su di me, sulle mie forme morbide, sui miei capelli ricci con un desiderio che non trovo invadente o fastidioso ma eccitante.

Parliamo amabilmente, con facilità, ma il gioco di reciproca seduzione che abbiamo messo in atto non avviene sul piano del linguaggio. Sono i nostri corpi che parlano. Io mi sono tolta cappotto e sciarpa, sono abbandonati al mio fianco insieme alla borsetta. Ho incrociato le gambe e mi sporgo oltre il tavolo, verso di lui. Sento il mio profumo espandersi dalla scollatura e mi porto spesso le mani tra i capelli, li sposto da un lato all’altro, li faccio ricadere sul viso mentre lo guardo. 

Armando, al contrario, ha assunto una posa un po’ granitica, si muove poco ma non mi stacca gli occhi di dosso. Più e più volte, le nostre mani si sfiorano e, al secondo bicchiere, iniziamo a ridere ogni volta che succede. 

‘Vuoi un altro bicchiere?’ Mi chiede dopo un po’ che siamo con i calici vuoti. 

‘No, grazie, il terzo a stomaco vuoto sarebbe troppo.’

‘Vuoi andare a cena?’ 

Nessuno di noi due ha voglia di andare a cena. 

‘No, grazie.’

‘Vuoi prendere una camera?’ Domanda lui e per un attimo rimango senza fiato. Così, diretto, BAM! Non riesco a guardarlo, devo essere diventata viola, sento proprio ondate di calore emanare dal mio corpo eccitato. Lui allunga le mani verso le mie e le prende tra le sue.

‘Che male c’è?’ Domanda con dolcezza. Niente, non c’è niente di male, infatti non c’è altra cosa che desideri in questo momento.

‘Mi piaci un sacco e vorrei fare l’amore con te, ma se tu non vuoi, basta dirmelo.’

‘No.’ Ribatto io. E finalmente riesco a guardarlo. Lo vedo sbiancare per un attimo e ritrae subito le mani, come se le mie fossero diventate incandescenti. In realtà è un gesto di rispetto ed è proprio questo a farmi decidere.

‘Lo voglio anch’io.’

I suoi occhi si illuminano. Ci alziamo in fretta, emozionati. È come se non riuscissimo più ad aspettare. Ci avviciniamo al bancone per pagare ed è proprio la barista a farci il conto. La guardo, con la sua frangetta nera liscia e mi sembra di averla vista tanto tempo fa, in un’altra storia.

Ci avviamo alla reception e chiediamo una camera. Per un attimo temo che l’albergo sia al completo, che dovremo avventurarci fuori, nella notte piovosa, spezzando l’incanto, ma dopo qualche momento di sospensione, riceviamo una chiave e ci avviamo emozionati all’ascensore. Bramo e temo il momento in cui rimarremo da soli. Ma non dovrei. Non appena le porte dell’ascensore si chiudono, Armando è su di me. Le sue mani percorrono le mie curve succulente, il suo corpo è teso, duro, imponente. Le nostre bocche si cercano frenetiche e quando finalmente si trovano, il bacio che ci scambiamo è più simile a un morso di passione. Ci scaviamo l’uno nella bocca dell’altra, come a voler andare a pescarci l’anima in fondo alla gola.

Le porte si aprono e istintivamente ci separiamo, anche se non c’è nessuno al pianerottolo.

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Seguiamo il dedalo del corridoio con il cuore in gola, sbagliamo più volte la direzione, entrambi con il respiro affannato, quando finalmente troviamo la porta della nostra camera e appoggiamo la tessera, il click della serratura manda una scarica di eccitazione alla base della mia spina dorsale. Rimaniamo un attimo sospesi nella semioscurità della stanza finché non troviamo l’interruttore che accende tutte le luci. All’improvviso c’è troppa luce. ‘Wow!’ Esclama Armando. Armeggiamo per un po’, cercando di smorzare l’illuminazione. Ma non resisto più. Non mi interessa più di nulla, voglio solo sentire Armando dentro di me, ed è quello che gli dico, con parole più o meno coerenti. Ma il messaggio è chiaro.

Armando mi toglie il cappotto e lo appende con cura, lui non indossa niente sopra il maglione blu e trovo la cosa molto maschia. Dice che lui è sempre caldo, non mi sfugge l’allusione. Poi apre la porta del bagno e io penso che lo debba usare. Invece, dopo un istante torna da me e mi prende per mano. ‘È proprio come speravo.’ Mi sussurra all’orecchio, facendomi venire un sacco di brividi. Mi spinge dentro il bagno che, come il resto della camera, è brillantemente illuminato. Un grande specchio copre tutta la parete sopra i due lavandini. Dietro di noi, speculare rispetto al piano dei lavandini, si trova una grande doccia e anche la parete della doccia è costituita da un grande specchio. Siamo praticamente tra due specchi e le nostre immagini si riflettono all’infinito: io davanti allo specchio, con il viso pallido e gli occhi lucidi, lui dietro di me, che mi circonda e mi sovrasta.

‘Voglio che ti guardi, che veda quanto sei bella.’ Mi sussurra lui all’orecchio. La sua mano mi circonda il collo, si appoggia sulla mia mandibola e mi guida dolcemente il viso di lato per incontrare la sua bocca. Poi scivola verso la mia scollatura. Indosso un vestito di velluto nero a maniche corte che mi avvolge la figura. Un tentativo di valorizzare la mia ‘taglia forte’, per dirla come Luca. Un osservatore più generoso mi definirebbe ‘burrosa’, ‘curvy’, ‘morbida’. Ma sinceramente il mio corpo non è mai stato un problema per me. La mia fisicità ha il suo gruppo di estimatori e Armando sembra essere tra questi.

Sta già ansimando nelle mie orecchie. 

‘Sei bellissima,’ Mi ripete mentre tira giù la cerniera del vestito e con un misto di foga e delicatezza mi spoglia. Sotto indosso solo un completo di pizzo color smeraldo perché, parliamoci chiaro, Luca era carino anche nella foto.

La vista del pizzo e dei miei seni bianchi e polposi sembra mandare Armando in visibilio, mi stringe i seni con le sue mani grandi mentre la sua bocca mi percorre il collo, le spalle, gli angoli del viso. Poi, le sue mani si spingono più in basso, una si infila sotto il materiale setoso degli slip e, calda e possente, inizia a stuzzicarmi il clitoride.

‘Senti come sei bagnata per me!’ Mormora tra un sospiro e l’altro mentre la sua carezza si fa più energica man mano che le sue dita si bagnano dei miei umori.

L’unica cosa che sono in grado di rispondergli è un mormorio di assenso mentre mi abbandono di più al suo corpo caldo e muscoloso. 

Lui si muove più veloce seguendo il ritmo dei miei sospiri.

‘Guardati, guarda come sei bella. Apri gli occhi e guardati.’ Mi sussurra con la voce rotta dall’eccitazione. Obbedisco e apro gli occhi in due fessure, l’immagine che vedo è così lussuriosa che i miei gemiti prendono una qualità lamentosa e sento il mio sesso contrarsi nella mano di Armando mentre l’orgasmo mi scuote. 

Il piacere è così forte che per un attimo mi sento quasi svenire, mi gira la testa e mi abbandono tra le braccia di Armando. 

Quando riapro gli occhi, l’immagine di Armando mi sorride. 

‘Ti è piaciuto?’ Mi chiede con un’espressione decisamente fiera.

Gli rispondo con un mugolio di assenso, non voglio dargli troppa soddisfazione.

‘Vuoi fare una pausa?’ Mi domanda lui.

Gli rispondo con un altro mugolio che è chiaramente un diniego.

‘Ah no?’ Chiede lui, lo sguardo divertito ma anche immediatamente eccitato.

‘No.’ Rispondo mentre mi chino per togliermi gli slip e mi appoggio sul piano davanti a me spingendo i fianchi all’indietro, verso di lui, in un chiaro gesto d’invito.

Sento il rumore di una zip, le mani grandi di Armando che mi aprono e il suo sesso duro che si fa strada dentro di me. 

‘Finalmente!’ 

E mentre mi abbandono al piacere di quel contatto dopo mesi di solitudine, mentre sento il secondo orgasmo montare alla velocità della luce, mentre pregusto tutti i modi in cui io e Armando ci incastreremo questa notte e forse anche nelle notti a venire, con l’unico neurone che mi è rimasto funzionante, l’unico che non è alla deriva in un mare di godimento, dedico un pensiero a Luca e mi rendo conto di quanto sia importante, a volte, nella vita, incontrare la persona sbagliata al momento giusto.

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