Sotto lo sguardo attento di lei, passa una mano esperta sul piumone voluminoso e soffice. Con un gesto veloce, quasi brusco, lo scosta. Rivela un lenzuolo dall’aspetto lucido, forse di seta, con le pieghe della stiratura ben visibili. Appoggia la mano grande, forte, sul materasso e preme. Il materasso risponde con una spinta di cui lui sembra ponderare la qualità, fra sé e sé.

‘Questo sarebbe il modello più morbido?’ Chiede senza alzare lo sguardo. Il commesso si affretta a rispondere con quella deferenza che lei ha già più volte notato. Ha quella particolarità, lui, di infondere soggezione senza volerlo. Forse è la sua stazza notevole, forse sono i colori decisi che marcano il suo viso: la folta barba ispida, le sopracciglia abbondanti, gli occhi neri, così neri che lei ogni tanto ci si perde dentro.

Sì, è il modello più morbido. Sì, esiste un modello più sostenuto. No, non è in negozio ma possono farlo arrivare. Quando? Il commesso si allontana di corsa per controllare.

Rimangono soli, lui e lei.

Lui alza uno sguardo sornione su di lei. È anche lei, come il commesso, un po’ sull’attenti, senza sapere bene perché. Lui solleva la mano dal materasso e la porta alla testiera del letto: è semplice, composta da una serie di cilindri orizzontali di legno lucido.

‘Questa è perfetta per quando ti voglio legare.’ Le dice, sottovoce ma non troppo.

Sembra testare la resistenza del legno che, naturalmente, è molto resistente.

‘Ti voglio legare mani e piedi.’  Continua con quel suo tono tranquillo.

‘Per questo voglio questo letto.’ Dice, e così dicendo si sposta verso il fondo, dove una struttura simile alla testiera, ma più piccola, offre un altro appiglio.

‘Voglio legarti in modo che tu non possa muoverti, in modo che il tuo corpo sia sempre pronto per me.’

Lei si sente deglutire mentre il negozio, con tutte le sue luci e i suoi rumori, scompare, e solo quel letto di legno lucido rimane davanti ai suoi occhi.

‘Voglio legarti nuda, a gambe aperte, a braccia aperte. Voglio lasciarti così, fin quando mi va. Non importa se avrai fame, o se avrai freddo. Quando mi verrà voglia, tornerò da te e ti troverò come ti ho lasciato, pronta per me.’

‘Ti farò godere e godere ancora.’ Adesso si è avvicinato e le sussurra nell’orecchio, il suo alito caldo le provoca piccoli brividi che dal collo arrivano esattamente dove devono arrivare.

‘Ti farò godere con la bocca (ah, il bacio ruvido delle sue labbra nascoste nella barba ispida). Ti farò godere con le mani. Quando non ne potrai più, ti farò godere ancora. Tu non potrai fare nulla, sarai in mio potere. E le manette ti stringeranno i polsi e le caviglie, ma tu non te ne accorgerai. Sentirai solo piacere.’

‘Ti estenuerò di carezze con la seta e con la piuma.’

Lei sente le gambe affievolirsi, sa quanto possano essere leggere quelle mani grandi.

Lui si avvicina ancora, le appoggia una mano su un fianco e stringe forte.

‘E quando non potrò resistere più, allora, solo allora, ti farò mia.’

Lei lascia uscire un sospiro che assomiglia molto a un gemito di piacere, mentre lui si volta verso il commesso.

‘Va benissimo. Prendiamo tutto.’

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