Con Franco ci siamo conosciuti a un convegno a Venezia due mesi fa ed è stato molto piacevole. Appena possibile sgusciavamo fuori per bere un’ ‘ombra’ di vino al sole ancora caldo di novembre. Lui è il classico uomo dedito alla vita sedentaria, con qualche chilo di troppo e occhiali troppo spessi. Ma il suo sorriso è aperto e contagioso e le sue mani sono grandi e forti. E calde. In qualche modo sexy.

Mi ha abbracciato forte quando ci siamo salutati alla stazione di Santa Lucia e io ho ripreso il treno per Roma e lui quello per Torino. Ci sentiamo regolarmente su skype, una volta alla settimana, insieme ad altri due colleghi, per un progetto che ha preso le mosse durante il convegno. Non che io aneli a questi momenti, trovo piuttosto stancante stare per ore davanti al portatile, ma mi piace vedere la faccia barbuta di Franco sorridermi dallo schermo, mi sembra quasi che cerchi la mia complicità, che in qualche modo ammicchi al mio sguardo.

Oggi è una di quelle giornate in cui dobbiamo sentirci e non mi nascondo il fatto che tutto sommato sono leggermente eccitata all’idea.

Torno a casa un po’ trafelata, ho fatto tutto di corsa per avere il tempo di darmi una sistemata, ma quando apro la porta del mio appartamento un’ondata di caldo africano mi travolge. Vado sparata al termostato solo per rendermi conto, dopo aver armeggiato per dieci minuti buoni, che è probabilmente rotto. Ci sono trenta grandi nel mio appartamento e io, che volevo apparire professionale e attraente durante la telefonata, sono già una maschera di sudore e guance rosse. Lancio un’occhiata all’orologio: mancano solo dieci minuti all’appuntamento! Mi fiondo in doccia, ne esco dopo due minuti, mi infilo la cosa più leggera che trovo nel mio armadio in modalità invernale e rinuncio al trucco, non resisterebbe mai alla temperatura.

La mia disavventura riempie di ilarità i miei colleghi e la cosa in qualche modo mi imbarazza, così come mi imbarazza sentirmi sudare sotto i loro sguardi e sono tentata di spegnere la telecamera.

Finalmente, quando ormai ho la maglietta completamente appiccicata alla pelle, la nostra telefonata arriva alla fine. Ci salutiamo tra lazzi e battute salaci e uno a uno i miei colleghi abbandonano la chat, io mi alzo di corsa per fiondarmi in cucina a prendere un bicchiere di acqua ghiacciata e mentre sono ancora di fronte al frigorifero aperto in cerca di refrigerio, sento la voce di Franco.

‘Stefania? Ci sei ancora?’
Torno veloce davanti al computer.
‘Sì, eccomi. Sono andata a prendere un po’ d’acqua.’
‘Posso dirti una cosa, senza che mi prendi per pazzo o che ti arrabbi con me?’ La sua voce è esitante, ma i suoi occhi brillano sorridenti e un po’ birichini dietro gli occhiali.
‘Dimmi.’
Suono più perplessa di quello che sono. Perché in realtà non sono perplessa, sono curiosa.
‘So di essere inappropriato, ma… come te lo posso dire… ti ho trovato molto attraente oggi.’

Sbotta a ridere, imbarazzato e rido anch’io, di riflesso. Ma il suo imbarazzo non mi contagia davvero, in fondo lo sapevo già e, forse, un po’ aspettavo questo momento. Sarà il calore della stanza che mi dà alla testa, sarà la sensazione di euforia che si prova quando si riceve una dichiarazione d’ammirazione, ma la mia voce cambia, si fa subito allusiva e seducente. Divertita.


‘Ah sì? E che cos’è di preciso che hai trovato attraente?’ Domando mentre mi siedo di nuovo davanti alla telecamera e mi faccio passare il dorso della mano sulla fronte, per poi mordicchiarmi un dito tra le labbra socchiuse. Franco rimane un attimo spiazzato dalla mia pronta reazione
‘Come dici scusa?’ Ma ha sentito benissimo.
‘Dico: cos’è che hai trovato attraente?’ Un sentore di impazienza scioglie il velo di sensualità che già avviluppava la mia voce. Perché mai gli uomini si devono spaventare come conigli quando si trovano davanti una donna che non si lascia intimidire dalle loro avances? Ma Franco recupera terreno in un nanosecondo:
‘Il modo in cui la maglia ti aderisce ai seni. E il sudore che vedo.’ Pausa. ‘Vorrei leccartelo via.’ Deglutisco e i 30 gradi della stanza mi sembrano improvvisamente 50.
‘Mmmh, interessante. E cos’altro vorresti fare?’

Vorrei dire ‘farmi’, ma mi trattengo, è pur sempre un collega e stavamo pur sempre parlando di lavoro fino a qualche minuto fa.

‘Vorrei toglierti quella maglietta, toglierti quel reggiseno nero che intravedo e guardarti.’
Il suo sguardo mi arriva magnetico, nonostante il paio di occhiali e lo schermo che ci separano. Rimango un attimo in silenzio. Lui anche. Bevo un sorso dell’acqua che fino a un attimo fa era gelida ed è già tiepida, lentamente mi sfilo la maglietta e faccio una pausa.

‘Anche il reggiseno.’ Dice lui. Non è imperativo, né supplichevole, ma c’è una fermezza nella sua voce che mi eccita fino in fondo al mio sesso. Lentamente mi porto le mani dietro la schiena e mi sgancio il reggiseno che rimane perfettamente incollato alla pelle sudata. Faccio scivolare una spallina, poi l’altra. Sento la massa dei miei seni aprirsi e scivolare verso il basso. Lui rimane per un attimo senza fiato, poi un sospiro gli sfugge dalle labbra.

‘Alzati’ Dice con lo stesso tono di voce tranquillo, ma in un certo senso autorevole. ‘Voglio vedere cosa hai sotto.’
Mi alzo e per la prima volta l’imbarazzo si insinua in me. Indosso un paio di shorts da spiaggia e sotto… niente. Ovvio. Fa un caldo tropicale e quando sono a casa amo avere addosso il minor numero di cose possibile, ho messo il reggiseno solo perché sapevo di essere inquadrata e non volevo essere sexy. A quanto pare con scarsi risultati.
‘Mmmmmh, carini questi pantaloncini…’ Il suo mugolio di approvazione mi compiace e mi eccita. Muovo lo schermo del computer in modo che la telecamera mi inquadri meglio.
‘Ti piacciono?’ Domando un po’ schiva.
‘Molto. Sono molto contento che il tuo riscaldamento abbia deciso di rompersi proprio oggi.’ Rido. Sono contenta anch’io.
‘Toglili.’
Per un attimo non capisco,
‘Come dici?’
‘Togli anche i pantaloncini.’ Esito un attimo. Lancio un’occhiata alla finestra, so che nessuno mi può vedere da fuori, ma è un riflesso condizionato. Controllo la mia inquadratura sul computer, la web cam non è il massimo per mettere in evidenza le mie curve, ma tutto sommato ci posso stare.
‘Perché dovrei?’ Scherzo un po’.

La sua risposta è semplice e diretta.
‘Perché voglio vederti nuda.’

‘E perché vuoi vedermi nuda?’ Mi sento un po’ come un bambino alla ricerca di risposte ovvie.
‘Perché voglio farti venire.’ Un brivido mi attraversa, dalla testa ai piedi.
‘E come farai a farmi venire?’ La mia voce già languida di piacere sembra contraddire la mia domanda.
‘Fidati di me. Abbassa i pantaloncini, voglio vedere i tuoi slip. E toglierti anche quelli.’

L’idea di sorprenderlo vince la mia ultima resistenza. Faccio scivolare le mani ai lati del corpo, allargo l’elastico che mi tiene i pantaloni in vita e, lentissimamente, mi spoglio. Tengo lo sguardo fisso in quello di Franco e, quando scopro il mio sesso, la sua sorpresa è pari alle mie aspettative.
‘Wow!’ Rimane in silenzio a contemplarmi.
‘Girati.’ Dice dopo un po’.

Vorrei ribattere, domandare ‘perché’, opporre una finta resistenza, ma il fatto di trovarmi nuda di fronte a lui mi fa sentire stranamente vulnerabile e trovo più erotico abbandonarmi al suo volere.

Mi giro, ben consapevole che la telecamera adesso inquadra il mio sedere.
‘Chinati.’ L’eccitazione è palpabile nella sua voce.
‘Voglio vederti tutta.’ Mi piego su me stessa, sento il mio sesso aprirsi di fronte ai suoi occhi. Passano istanti interminabili.
‘Sei bellissima’ Dice finalmente lui con  voce rotta e la sua eccitazione mi contagia.
‘Adesso voglio che ti giri verso di me e ti tocchi fino a farti venire.’ Aspettavo questo momento. Mi rialzo e lentamente mi giro.
‘In piedi?’ Domando.
‘Sì.’

Mi prendo il mio tempo, regolo lo schermo del computer in modo che l’inquadratura sia perfetta, poi allungo una mano verso un cassetto della scrivania e ne tiro fuori un piccolo oggetto dalla forma ovale, il mio vibratore preferito.

‘Ohhhhhh!’ Franco ha un moto di eccitata sorpresa dall’altre parte dello schermo.

Lo accendo e me lo passo sull’ombelico, le vibrazioni sono delicate e si trasmettono a fior di pelle, come un piccolo terremoto di piacere. Fisso l’immagine di Franco sullo schermo e lo vedo infilare una mano nei pantaloni. Siamo sulla stessa barca. Faccio scorrere il vibratore sulla pelle della pancia, sempre più in basso, faccio un piccolo détour verso le cosce mentre mi sento bagnare.

Franco sta adesso ansimando mentre la sua mano si muove ritmica dentro i pantaloni. Avvicino il vibratore al mio sesso, mentre premo il pulsante e aumento l’intensità. Le vibrazioni si propagano sulla pelle e le sento risuonare in profondità, anche se ho semplicemente appoggiato la punta sul mio clitoride. I miei sospiri diventano gemiti e Franco risponde con aumentata eccitazione.
‘Ci sono quasi.’ Dice con voce strozzata. Premo al massimo il pulsante, le vibrazioni sono adesso vigorose e il mio sesso è gonfio di piacere. Spingo il vibratore verso la mia apertura, poi lo riporto immediatamente verso l’alto e sento i muscoli contrarsi, pronti a esplodere nell’orgasmo.
‘Eccomi!’ Sussurro ansimando.
‘Sì! Vengo anch’io!’

Il piacere mi travolge mentre mi abbandono sulla sedia e, con un colpo secco, chiudo lo schermo del computer.

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