Due storie di Rafa de la Rosa, il nostro biologo e scrittore preferito. Le storie le puoi leggere in originale qui. Rafa lo puoi seguire su Instagram, Facebook e Twitter

Cento di queste fotocopie

Lo vedo passare tra le scrivanie dell’ufficio. Ha in mano una cartella, ma tutta la sua attenzione è concentrata su di me, sui miei occhi, sulle labbra socchiuse dalle quali mi sfugge il respiro ansioso.

Entra nella stanza delle fotocopie e io prendo il primo foglio a portata di mano per avere una scusa per seguirlo. Entro e chiudo la porta dietro di me. La macchina è già in azione.

‘Abbiamo un centinaio di copie da fare’, dice mentre mi si avvicina. Le sue mani mi afferrano i fianchi e mi attirano a lui. Perdo il mio foglio, e trovo invece le sue labbra.

Mi sbottona la camicia e mi accarezza i peli del petto, non stacca le labbra dalle mie. Mi appoggia l’altra mano sulla schiena, sposta la giacca da una parte e fa scivolare la mano fino a raggiungermi nelle mutande.

Soffoco un gemito nella sua bocca.

Mi inginocchio e accosto il viso ai suoi pantaloni. Sento il suo sesso eretto attraverso i vestiti, è caldo e duro. Lo tiro fuori delicatamente, senza abbassare i pantaloni nel caso qualcuno ci chiami.

Lo prendo in mano e lo avvicino alla bocca, affamato. Lui intreccia le dita tra i miei capelli mentre trattiene i gemiti.

Dall’altra parte della porta, il resto dell’ufficio rimane ignaro, come se non sapessero che siamo facendo… fotocopie.

Solo

I numeri scorrono veloci sullo schermo del computer davanti ai suoi occhi. L’ufficio è buio, ma lui ha lo sguardo incollato alle cifre. Non si è accorto che non c’è più nessuno.

Quando finalmente guarda giù in strada, vede che i lampioni sono già accesi. ‘Le dieci e mezza’, pensa mentre controlla l’orologio. Si stropiccia gli occhi e scruta in tutte le direzioni. Ha ancora molto da fare prima di andare a casa.

Riduce il foglio di calcolo a icona e apre una finestra nascosta. Sa già quale pagina vuole, quale video cercare, e presto ha davanti agli occhi una scena ambientata in un ufficio come il suo.

Sorride e si appoggia una mano sul cavallo dei pantaloni. Abbassa la cerniera e libera il membro che inizia a indurirsi. Si accarezza. All’inizio delicatamente, prestando attenzione agli attori che si muovono circospetti in un ufficio. Un ufficio vuoto, come il suo. ‘Magari, un giorno’, pensa. E l’eccitazione all’idea di possedere il suo collega fa impazzire il ritmo della sua mano.

Pochi metri più in là, nascosto dalla porta, il ragazzo delle pulizie lo osserva. Si morde le labbra e abbassa le mani sul pube, stringendo l’erezione che rimane nascosta nella tuta da lavoro.

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