Si sono incontrati su una spiaggetta tropicale. Una di quelle che vedi nelle cartoline: la minuscola insenatura, la spiaggia bianca, il mare turchese, la palma che si piega leggiadra a chiudere un lato della spiaggia.

Quello che le cartoline in genere non inquadrano sono i sassi tra la sabbia fina, le lattine di birra e le bottiglie di plastica che costellano il sentiero scosceso che conduce a quell’angolo di paradiso, il regalo che si era fatta per i suoi cinquant’anni: una vacanza con l’amica di sempre, ora che i figli sono grandi, ora che il marito è finalmente ex e non può più mettere bocca nelle sue scelte. 

Marisa, l’amica, è rimasta in albergo, ha visto un tipo brizzolato e interessante nel bungalow di fianco al loro e ha deciso di fermarsi a bordo piscina. 

Lei, zaino in spalla e sandali ai piedi, è salita su una moto sgangherata, guidata da un tipo sgangherato, e si è fatta portare nella spiaggia da cartolina. C’è pure un minuscolo bar alle loro spalle, che si rivelerà molto utile quando il sole comincerà a calare. Pensa ‘loro’ perché quando raggiunge la spiaggetta, che davvero più che una spiaggia è un fazzoletto di sabbia, la trova occupata da un unico ragazzo, profondamente addormentato all’ombra dell’unico, gigante albero che, oltre alla palma piegata, decora la spiaggia. E poiché non esiste altra forma di riparo e il sole inizia già a picchiare, avvicina silenziosamente il proprio lettino quanto più possibile a quello del ragazzo e si sdraia praticamente al suo fianco. 

È tutto così bello e perfettamente rilassante che si abbandona a un sonno profondo. Quando si sveglia, il primo pensiero è per il ragazzo. L’ha soppesato, mentre dormiva: giovane, molto giovane, ma adesso è curiosa di capire quanto. Sta leggendo da un dispositivo e si è spostato un po’ da lei, per seguire l’ombra dell’albero. Lei si alza in piedi e non le sfugge l’occhiata veloce che lui le rivolge. Probabilmente si sta chiedendo la stessa cosa che si chiede lei: quanti anni avrà questa donna così vicina a me?

Allora gli parla: si scusa per invadere così tanto il suo spazio ma, e con un gesto indica la spiaggia assolata, non c’è altro riparo dal sole. Il ragazzo ribatte con una voce piacevolmente tenorile che non c’è problema, poi si alza e la aiuta a spostare il lettino. Adesso i bordi dei due lettini si toccano quasi. 

Comincia allora una specie di danza sensuale: a turno, prima lui e poi lei, si vanno a tuffare nelle acque cristalline per riemergerne rinfrescati e tonificati. Lui scuote la chioma di capelli ricci, lei aggiusta i pezzi del bikini per evitare di rivelare troppo. Lui si mostra un po’ più deciso del solito mentre, a grandi falcate, percorre il piccolo spazio che separa il suo lettino dalla riva, lei si muove più sinuosa del necessario. 

Arriva il momento del pranzo e lei ordina delle frutta fresca, lui non ha fame. Il pomeriggio prosegue pigramente, tra un tuffo e una confidenza, lui è spiritoso e molto intelligente, e giovane, molto giovane. 

Lei è ironica e sicuramente molto più grande di quel che sembra.

Poi scattano le cinque e lei non si trattiene più:

‘Vado a prendere una birra, la vuoi anche tu?’. Comunicano in inglese e quello di lui è pieno di espressioni tipiche dello slang dei giovani, cosa che la fa sentire ancora più vecchia. 

Lui accetta la birra. Bevono la prima sdraiati sui lettini vicini, la seconda al bar. Il sole inizia a scendere dietro la collina alle loro spalle e la spiaggia è presto invasa da ombre lunghe. Lui le propone di andare a bere in un altro posto, lei accetta. Ripercorrono il sentiero scosceso, che tanto le era sembrato brutto e abbandonato poche ore prima e che adesso le appare così familiare. Lui le porge la mano, galante, nei punti più difficili, lei la accetta di buon grado. Nello spiazzo sottostante, un unico uomo del luogo aspetta gli eventuali turisti. Si adattano a salire in due sulla moto, lui davanti, lei dietro. Iniziano il loro percorso in mezzo alla natura selvaggia, mentre il sole sparisce rapidamente alla loro vista. Lei ride come un’adolescente, saranno le due birre a stomaco vuoto, sarà l’idea di essere in tre su una moto, senza casco, su sentieri sterrati in mezzo alle palme, sarà la sensazione di quel corpo giovane ed elastico contro il quale va a sbattere ad ogni frenata. 

Dura tutto troppo poco e dopo una manciata di minuti l’entusiasmante esperienza è già finita. Si ritrovano seduti uno a fianco dell’altra su una spiaggia decisamente più ampia e curata di quella che hanno lasciato, su cuscini morbidi adagiati direttamente sulla sabbia, mentre una cameriera in divisa porge loro cocktail dai colori sgargianti pieni di ombrellini. 

Lui allunga una mano a intrecciare le sue.

Lei la stringe.

‘Quanti anni hai?’ Non riesce a trattenersi, glielo deve chiedere.

‘Ventiquattro’ Risponde lui, battagliero.

Lei aspetta la sua domanda di turno, ma lui la attira verso di sé e la bacia con labbra incredibilmente morbide e carnose.

Lei lo assapora, poi si ritrae leggermente.

‘Quanti anni pensi che abbia io?’

Lui alza le spalle. Ma poiché lei lo guarda insistente, abbozza poco convinto una risposta

‘Quaranta…’

‘Cinquanta.’ Ribatte lei pronta. Quasi si aspetta che lui si alzi urlando e scappi a gambe levate.

Lui alza le spalle di nuovo e di nuovo cerca di attirarla verso di sé.

Lei appoggia una mano sul suo petto:

‘Potrei essere tua madre…’ Ribadisce, per assicurarsi che lui sia in grado di apprezzare l’abisso di anni che li separa.

‘Chi se ne importa, non lo sei.’ Ribatte lui, pronto. E, davvero, a quelle parole tutte le sue resistenze si sciolgono. 

Si baciano ancora, le labbra morbide del ragazzo sanno di granatina e sale, le sue mani si infilano nella scollatura, raggiungono i capezzoli sotto il bikini e li stringono forte. Lei sobbalza, sono pur sempre in un bar, anche se sulla spiaggia e a lume di candela. 

‘Da me o da te?’ Domanda lui. 

Lei, per un attimo, ha una veloce visione della faccia che farà Marisa, rimasta a bordo piscina per sedurre il tizio ben portante del bungalow di fianco, quando le racconterà quell’avventura. Un sorriso le spiana tutte le rughe della faccia, anche quelle che non ci sono.

‘Da te.’ Mormora sulle sue labbra. 

Si alzano goffi dalle loro sedute troppo basse, entrambi un po’ ubriachi, affamatissimi, eccitatissimi. La sua camera è in una specie di piccolo condominio, hanno incontrato il mercato del pesce nel loro percorso, un posto che di notte si trasforma in ristorante all’aperto. Per un attimo hanno pensato di fermarsi, ma lui le ha detto all’orecchio ‘Voglio averti prima.’ ‘Anche io.’ Ha risposto lei, stringendosi a lui in mezzo alla folla, domandandosi se tutti non siano lì, a osservarli e a giudicarla: una donna di mezza età che si struscia contro un ‘ragazzino’. Ma nessuno sembra accorgersi o curarsi di loro. 

La stanza dove lui alloggia per qualche giorno è super ordinata: la valigia è ai piedi del letto, aperta, con tutti gli indumenti impilati. Lei vorrebbe usare il bagno per darsi una rinfrescata, idealmente farsi una doccia, ma lui la prende da dietro e la trascina, con sé, sul letto. Ridono come due adolescenti. Si baciano: la pelle di lui è morbida e liscia come seta. Lei scivola sul suo corpo, si avvicina al suo sesso che sente duro sotto i bermuda di lino, ma lui la ferma.

‘Prima io.’ Dice. Lei lo guarda senza capire. Allora lui la spinge, con delicatezza, sul letto, le solleva il vestito leggero e si porta una gamba di lei sopra la spalla. Le bacia la pelle del polpaccio, l’incavo del ginocchio, mentre con le mani le slaccia i laccetti del costume. Scorre con le labbra lungo la carne delicata della parte interna della coscia, lei si allunga sul letto, non riesce a stare ferma. Finalmente raggiunge il clitoride gonfio e lei non trattiene un mugolio di piacere. 

‘Oh yeah, baby.’ Le sembra quasi di essere in un film porno, ed è una bella sensazione. Lui le massaggia la vulva con le mani, le allunga le labbra per esporre il clitoride, lei solleva il bacino per guidarlo nei movimenti, anche se lui sembra sapere esattamente cosa fare. Gli bastano cinque minuti per farle avere un orgasmo che la sconquassa da capo a piedi. 

Senza darle il tempo di calmarsi, la gira a pancia in giù e, tenendo una mano sul suo clitoride ancora pulsante, si guida dentro di lei. Non va avanti a lungo, ma lei riesce comunque ad avere un altro orgasmo grazie alla complicità di quelle dita che spingono sapienti sul punto giusto. 

Si abbandonano sul letto, sudati, ansimanti. 

‘Ho fame.’ Dice lei.

‘Vuoi questo?’ Domanda lui accennando al proprio sesso tra le cosce. Lei ride.

‘Dopo.’ Lui le deposita un bacio sulla vulva ancora palpitante di piacere, le piace quella naturalezza. Si buttano sotto la doccia insieme, lei respinge le sue mani invadenti. ‘Ho fame.’ Ribadisce. Lui ride, si asciugano e si vestono veloci.

‘Facciamo in fretta che voglio scoparti ancora.’ Dice lui mentre prende le chiavi di quella che già sembra la loro camera.

Lei si domanda se Marisa sarà andata a segno col tipo brizzolato e ben portante e se, soprattutto, il tipo brizzolato e ben portante sarà in grado di soddisfare Marisa come quel giovane amante soddisfa lei. E compone un messaggio. 

‘Ci vediamo domattina, questa notte la passo col mio amante.’ Poi si firma: ‘La tua MILF.’

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