Questo racconto comincia con un’email che ho ricevuto qualche tempo fa e che riporto qui: ‘Ciao Valentina, questa è la storia di come ho conosciuto mia moglie. Spero vorrai pubblicarla sul blog.’ 
Se vuoi inviarci anche tu la tua esperienza sotto forma di racconto, scrivici qui: non pubblicheremo niente senza il tuo consenso e la tua storia può restare anonima come questa.

Non ero mai stato in una spiaggia di nudisti, e quella era l’occasione peggiore in cui mi potesse capitare. Avevo aderito a un workshop di teatro di due settimane e, dopo aver trascorso la prima settimana in totale reclusione nella casa in mezzo al bosco che condividevo insieme ai miei compagni, sentivo la necessità di una ben meritata pausa.

Eravamo un gruppo di 10 persone, 8 donne e 2 uomini più l’insegnante. Data la ridotta presenza maschile, e considerando che il mio compagno di avventure era un distinto signore ben in là con gli anni, io e l’insegnante ci dividevamo equamente le attenzioni delle 8 donne e nel gruppo si era creata una strana energia.

Ma io non avevo occhi che per lei, Ada. La trovavo una creatura estremamente misteriosa e intuitiva e ogni volta che ci capitava di lavorare insieme si generava una bellissima alchimia tra di noi, anche se in realtà non la conoscevo per niente. Anche in questa prima settimana che avevamo trascorso insieme, lei era rimasta sempre piuttosto defilata. Parlava poco e la sera dopo cena, l’unico momento di svago che ci concedevamo, era sempre la prima ad andare a dormire. Quando il sabato era arrivato e io avevo espresso il desiderio di trascorrere la giornata al mare, mi ero stupito che lei avesse aderito alla mia proposta. Piacevolmente stupito.

Avevamo riempito una macchina, io, Ada e altre 3 donne che annoveravo nel numero delle mie fan, lei sempre un po’ in disparte come al solito, ma quando eravamo arrivati alla spiaggia, avevamo scoperto appunto, che era una spiaggia di nudisti.

C’era stato un momento di imbarazzo e le tre donne che erano con noi avevano espresso a gran voce il loro rifiuto. Io e Ada eravamo rimasti in silenzio, non volevo essere il primo a mettere fine alla possibilità di vederla nuda.

‘Se potete venirmi a riprendere più tardi, io resterei.’ Aveva infine detto lei con la sua voce bassa ma chiara.

Mi ero affrettato ad aderire anche io, infischiandomene delle occhiatacce delle mie spasimanti. Poi avevo aggiunto:

‘Se non ti da fastidio.’

‘Non dobbiamo per forza stare insieme.’ Aveva risposto lei.

Non era stata brusca o respingente, l’aveva detto così semplicemente come ipotesi, ma le mie ammiratrici si erano rassicurate e ci avevano lasciati ai bordi della pineta che precedeva la spiaggia.

Ricordo che il cuore mi batteva forte mentre procedevamo in silenzio nell’ombra della pineta e l’unica cosa che riuscivo a pensare era Ti prego non farmi avere un’erezione -Ti prego non farmi avere un’erezione. Lo ripetevo come un mantra e più ci pensavo, più sentivo l’eccitazione scorrermi nelle vene e pomparmi il sangue nel pene.

Ada mi precedeva con passo sicuro, sembrava completamente a suo agio, tanto che per un po’ ho temuto e sperato nello stesso tempo che mi proponesse di separarci. Ma, una volta arrivati allo stabilimento, ho capito che non sarebbe stato così e ho sentito subito il mio migliore amico drizzare la testa nelle mutande.

La spiaggia non era affollata e per fortuna era una spiaggia libera. Questo ci permetteva di avere una discreta privacy.

‘ Questo è abbastanza imbarazzante.’ Aveva detto Ada (io ero completamente a secco di parole e non riuscivo a guardarla negli occhi)

‘Ma possiamo considerarlo un ulteriore esercizio di consapevolezza del corpo.’

E, senza aggiungere altro, si era sfilata i vestiti e il bikini e si era distesa al sole. Io ero rimasto impalato, non sapevo cosa fare, né cosa dire. Non osavo guardarla e non riuscivo a resistere alla tentazione del suo corpo nudo, sdraiato sotto i raggi del sole. Finalmente avevo deciso che non potevo esitare oltre, mi ero spogliato in un colpo solo e mi ero diretto a grandi passi verso il mare, speravo che l’acqua fredda placasse i miei bollenti spiriti. Ma poco dopo Ada mi aveva raggiunto. Vederla camminare nuda sulla spiaggia, con i seni piccoli che ondeggiavano leggermente a ogni passo, con le gambe slanciate e quel piccolo triangolo che non osavo guardare ma nel quale avrei voluto immergere tutto il mio essere, era la più dolce delle torture.

Siamo stati a lungo in acqua, immagino che fosse un modo per placare il nostro imbarazzo, ma era anche incredibilmente piacevole. Essere nudi nel mare è effettivamente una sensazione stranamente bella.

Quando siamo usciti dall’acqua, Ada si è incamminata davanti a me donandomi la vista del suo meraviglioso sedere, tondo e abbondante. Non so cosa mi ha trattenuto dall’allungare una mano. Ci siamo sdraiati a pancia in giù, ma io ogni tanto mi sollevavo sui gomiti e accarezzavo con uno sguardo furtivo la sua figura. Lei teneva gli occhi chiusi, ma aveva un’aria sorniona, come se sapesse che la stavo guardando e che non potevo farne a meno. Poi si era alzata per controllare il telefono, c’era un messaggio delle altre che avevano trovato una spiaggia ‘normale’ a poca distanza e si offrivano di venirci a prendere.

‘Vuoi andare?’ Mi aveva chiesto Ada.

‘No.’ Le avevo risposto senza esitare.
Lei aveva rimesso il telefono in borsa ed era tornata a sdraiarsi accanto a me.

Poco a poco l’imbarazzo si era placato, soprattutto quando eravamo andati a pranzo nel piccolo bar dello stabilimento. Vedere altra gente nuda, sedersi a mangiare e godere del riparo del tavolino ma anche della vista dei suoi seni bianchi, tutto contribuiva a farci sentire a nostro agio, ci stavamo abituando. Io poi avevo imparato a fare buon uso dell’asciugamano e ogni volta che l’amico laggiù alzava la testa, lo coprivo più o meno disinvoltamente.

Ada sembrava divertita dalla situazione. La cosa che più mi inquietava,nonostante mi sentissi sempre più a mio agio, era che le alzate di ingegno di quello che teoricamente avrebbe dovuto essere il mio alleato, erano assolutamente imprevedibili. Mi ero ormai abituato alla vista del corpo nudo di Ada, ma bastava un’inflessione della sua voce a farmelo drizzare. O uno sguardo di traverso, o un’allusione in un discorso. A un certo punto, all’ennesima volta in cui mi ritrovavo a coprire il mio amico iper entusiasta e non potevo più far finta che lei non se ne fosse accorta, ho scelto la via della sincerità.

‘Scusami, ma questo è l’effetto che mi fai.’ Le avevo detto, poi l’avevo guardata dritta negli occhi.

‘È molto lusinghiero.’ Mi aveva risposto lei, senza staccare lo sguardo.

Allora la nostra conversazione si era fatto più intima, i nostri piedi giocherellavano vicini nella sabbia, i capezzoli di Ada erano diventati dritti. Eravamo così immersi nella situazione che non ci eravamo resi conto che un temporale estivo si stava addensando sopra le nostre teste. Quando i primi goccioloni ci hanno iniziato a colpire, ci siamo accorti che il cielo si era riempito di un ammasso di nuvoloni carichi e la gente se n’era andata quasi tutta. La pioggia aveva iniziato a cadere pesante, lenta e poi sempre più fitta e veloce. Ci eravamo riparati di corsa nella pineta, ancora tutti nudi, mentre la tempesta si scatenava intorno a noi. Poi a un certo punto Ada si era lanciata fuori dal nostro riparo e si era messa a danzare sotto la pioggia, ad accoglierla felice sul suo corpo nudo. Sono rimasto a guardarla, era l’immagine più bella che avessi visto. Poi lei ha allungato una mano verso di me, a invitarmi e io l’ho raggiunta sulla spiaggia deserta e fradicia di pioggia, incurante del mio fallo eretto, omaggio sincero alla sua femminilità.

Abbiamo ballato nudi sotto la pioggia, con i seni e i peni al vento, con le nostre chiappe chiare e i nostri capelli scuri. Poi l’ho presa per mano e l’ho condotta sotto i pini. L’ho abbracciata e baciata, l’ho avuta su un tappeto di aghi e pinoli, tra il profumo di resina e il rumore della pioggia.

Ada è poi diventata mia moglie. Abbiamo insieme due splendide bambine e facciamo rigorosamente vacanze naturiste.

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