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Disfunzione erettile e ansia da prestazione: cosa sono e come imparare a riconoscerle

Questo articolo è stato scritto dal dott. Matteo Radavelli, psicologo e psicoterapeuta che si focalizza soprattutto sui problemi di coppia. Lo puoi seguire sui suoi canali social, che trovi in fondo all’articolo, per pillole di saggezza quasi quotidiane. 🙂

Nel seguente articolo vedremo il significato, le caratteristiche e le differenze di due difficoltà sessuali maschili spesso confuse: la disfunzione erettile e l’ansia da prestazione. Entrambe portano alla perdita o al non raggiungimento dell’erezione, impedendo il rapporto sessuale completo. Ma differiscono in maniera fondamentale, vediamo perché.

Il processo di risposta sessuale e la disfunzione erettile

La disfunzione erettile fa parte della macro categoria delle disfunzioni sessuali maschili, ovvero tutte quelle difficoltà che si innescano nei processi di risposta sessuale. È un disagio che comporta la difficoltà di ottenere o mantenere un’erezione che permetta di avere un rapporto sessuale soddisfacente, e può verificarsi anche in presenza di un buon desiderio.

Ma per capire ancora meglio come agisce, andiamo a vedere come funziona quello che in termini scientifici si definisce processo di risposta sessuale, ovvero tutto quello che avviene tra il momento in cui proviamo desiderio e il relax post orgasmico.

Il processo di risposta sessuale è strutturato in cinque fasi distinte: la prima è, appunto, il “desiderio” e vede un’attivazione emotiva che porta la persona a cercare il proprio oggetto di piacere. La seconda è l’“eccitazione” ed è la fase in cui avvengono le modifiche fisiologiche, come l’accelerazione del battito cardiaco, l’attivazione muscolare, l’erezione negli uomini e la lubrificazione nelle donne. La terza è chiamata “plateau”, ovvero il periodo in cui c’è il consolidamento della fase di eccitazione. Il plateau porta alla “fase orgasmica”, il momento in cui la tensione accumulata viene rilasciata e si prova l’orgasmo. L’ultima fase è la “risoluzione”, nella quale, dopo che il corpo ha scaricato le tensioni precedentemente accumulate, ci si gode un periodo di relax.

La disfunzione erettile: numeri e meccanismi

La disfunzione erettile è una patologia che ha un discreto impatto sociale poiché si stima che colpisca circa il 13% della popolazione maschile. La sua incidenza varia in maniera sensibile nel corso della vita dell’uomo, viene infatti stimata un’incidenza del 1.7% per uomini al di sotto dei 50 anni, mentre la percentuale sale al 48.3% nel caso di uomini over 70.

Il fenomeno dell’erezione del pene, impedito o limitato dalla disfunzione erettile, è un riflesso spinale, che comporta un maggior afflusso di sangue alle arterie cavernose e il conseguente aumento del turgore del pene. Durante un’erezione peninea, se l’afflusso di sangue ai corpi cavernosi è sufficiente, si ha anche l’elevazione del pene; se invece il suddetto afflusso sanguigno è inferiore alle reali capacità del corpi cavernosi, l’inturgidimento e l’aumento delle dimensioni del pene sono limitati.

I presupposti di una buona erezione e le cause organiche della disfunzione erettile

L’erezione è una complessa risposta fisiologica che rispecchia lo stato di eccitazione sessuale maschile e dipende da una perfetta integrazione di meccanismi vascolari, endocrini, ormonali, neurologici, muscolari ed emozionali, in altre parole, è una combinazione di risposte fisiche ed emotive alla situazione in cui l’uomo si trova.
Per avere una buona erezione si devono verificare diverse condizioni: ci deve essere un buon equilibrio psicologico, un corretto assetto ormonale, un sistema vascolare arterioso che fornisce un valido flusso ematico alle arterie cavernose, le vie nervose devono essere integre e i corpi cavernosi devono avere una regolare struttura anatomica. Le cause quindi all’origine della disfunzione erettile possono essere diverse e non sono sempre facilmente individuabili perché possono esserci anche vari fattori in gioco nello stesso momento Tra questi individuiamo per esempio una condotta di vita scorretta, come l’eccesso di sedentarietà, di fumo o l’obesità. Ma anche difficoltà metaboliche tra cui il diabete oppure l’assunzione di farmaci come quelli tipici per la cura dell’ipertensione. Oltre a queste cause può esserci una componente legata ad interventi chirurgici o altri tipi di patologie fisiche.

La compromissione nel raggiungimento o mantenimento dell’erezione viene spesso auto-diagnosticata come disfunzione erettile, tuttavia capita spesso che questa non sia legata tanto ad una difficoltà meccanico-organica quanto ad una componente psicologica di ansia da prestazione.
Quindi, come facciamo a distinguerle?

Disfunzione erettile e ansia da prestazione: come distinguerle

Cominciamo col dire che non è un episodio sporadico che può farci diagnosticare una reale disfunzione erettile. Le disfunzioni erettili, infatti, quando hanno origine organica sono presenti sempre, in tutte le situazioni e contesti.
In questi casi, quindi, le stesse difficoltà riscontrate durante un rapporto sessuale caratterizzano anche le erezioni spontanee al mattino e le erezioni notturne. E anche l’atto masturbatorio è compromesso.

Quando si tratta di ansia da prestazione, invece, la disfunzione si manifesta solo durante il rapporto sessuale mentre al momento del risveglio e durante la notte è possibile raggiungere un’erezione completa, così come tendenzialmente non è compromesso l’atto masturbatorio. Questa prima distinzione è fondamentale per capire la differenza tra patologia meccanica, da risolvere eventualmente con la consulenza di un andrologo, e l’ansia da prestazione.

Ansia da prestazione: come riconoscerla e quando si manifesta

L’ansia da prestazione ha come uno dei possibili esiti la difficoltà di mantenere o raggiungere l’erezione, ed è possibile riconoscerla attraverso dei segnali. Il primo è il continuo ripetersi di frasi come “questa volta andrà bene” o “speriamo vada bene”, oppure, sempre in termini di pensiero, ci si concentra eccessivamente sul controllo dell’erezione stessa distogliendo l’attenzione dal coinvolgimento emotivo dell’atto sessuale.

Ci sono inoltre dei momenti specifici in cui l’ansia da prestazione si manifesta in maniera evidente, e sono quelli che fanno propendere per una componente ansiosa legata al calo d’erezione e non una difficoltà meccanico organica. Si tratta innanzitutto del difficile passaggio dalla fase masturbatoria all’atto sessuale vero e proprio, tendenzialmente segnato dall’indossare il preservativo. Generalmente indossare il profilattico è un momento complesso poiché interrompe il pensiero, il coinvolgimento, il pathos.

Il secondo momento topico in cui l’ansia da prestazione si manifesta è quello della penetrazione, poiché è un’altra fase di transizione verso la prestazione vera e propria. Qui l’uomo inizia a concentrarsi su di sé, a pensare, ad analizzare i cambiamenti corporei distogliendo l’attenzione soprattutto dal coinvolgimento fisico ed emotivo.
L’ansia da prestazione quindi, a differenza della disfunzione erettile, interessa generalmente l’atto sessuale, lascia intatta la masturbazione e si manifesta in momenti specifici come quello in cui si indossa il profilattico oppure poco prima\poco dopo la penetrazione.

Le possibili cause dell’ansia da prestazione

Spesso vengono sviluppati sintomi sessuali a fronte di vicissitudini che la coppia si trova ad affrontare: possiamo notare sintomi simili alla disfunzione erettile o dolore alla penetrazione in un periodo in cui la coppia decide di avere un figlio o il verificarsi dell’astinenza sessuale nel momento in cui ci sono dei conflitti irrisolti extra sessuali, o ancora è possibile riscontrare l’eiaculazione precoce o l’anorgasmia in un periodo di transizione.

Molto spesso la connessione tra la difficoltà sessuale e ciò che deve essere approfondito è sottile e complessa, è pertanto altrettanto difficile per la coppia identificarne il nesso. In tal senso è sempre utile rivolgersi ad un professionista: un medico andrologo per approfondire eventuali origini meccanico organiche legate alla difficoltà di erezione, ed uno psicologo per valutare il collegamento tra difficoltà sessuale, ansia, e difficoltà relazionale della coppia.

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