Supera il passaggio forzato delle docce, schizzi poco convinti partono dai bocchettoni incrostati di calcare alle pareti e raggiungono a stento il suo corpo, giusto imperlandolo di poche gocce. I piedi sguazzano nella pozza che si è formata in basso.

Francesca passa veloce, odia quel rito ipocrita di finta pulizia che non fa altro che farla rabbrividire.

Si affretta verso la piscina, è semivuota. Lascia le infradito di plastica vicino al bordo e, prima che l’addetto alla sicurezza abbia il tempo di fermarla, sale sul trampolino e spicca il volo.

L’urlo lacerante del fischietto supera il rumore di fondo tipico di tutte le piscine: quel misto di sciabordio d’acqua, depuratori e il generico rimbombo di tutti i posti grandi e vuoti. È per lei, lo sa, non ci si può tuffare in piscina. Ma è un’altra di quelle regole ipocrite senza senso che non sente il dovere di rispettare.

Riemerge a metà piscina, dopo aver percorso gran parte della vasca sott’acqua, lo stomaco a pochi centimetri dal fondo, come una manta. E inizia il suo andirivieni.

Va veloce Francesca, pompa con la forza delle braccia e delle gambe: la vasca tutta per sé. Va avanti così per un bel po’, poi inizia a rallentare: è il momento di fare esercizi più mirati. Si sposta nella corsia lenta, afferra una tavoletta e inizia le solite vasche solo gambe.

Ci sono un paio di persone: una signora anziana e una ragazza giovane. La signora sta ferma in un punto dove si tocca e fa degli esercizi, probabilmente di riabilitazione, pensa Francesca. La ragazza giovane, invece, è chiaramente lì per dimagrire. Ha un corpo burroso che il costume olimpionico non riesce a mortificare del tutto, un viso rotondo che la cuffia rende buffo, anziché ridicolo.

Si capisce che non è un’abituale frequentatrice della piscina e dei posti dove si pratica sport in generale. Francesca si sorprende a immaginarla seduta a un tavolino all’aperto in una sera d’estate, con un boccale di birra davanti a sé e una sigaretta in mano. La risata piena come i seni che spuntano da un abito leggero.

La ragazza le sorride e una fossetta rende il suo viso ancora più deliziosamente buffo. Francesca la supera e si allontana verso la corsia vuota: anche se sta allenando solo le gambe è decisamente più veloce di lei.

Fissa l’acqua azzurra davanti a sé, ma di nuovo si sorprende a pensare alla ragazza, a quel sorriso, al suo collo bianco e morbido, alle braccia abbondanti. E belle. Due aggettivi che mai Francesca avrebbe pensato di associare nella sua mente.

Arriva al fondo e con i piedi si dà la spinta per tornare indietro più in fretta. La ragazza adesso è vicina alla scaletta. Si aggrappa alla ringhiera e si solleva con quel gesto liberatorio di tutti i nuotatori che sentono di aver fatto il proprio dovere.

È decisamente abbondante, Francesca ne ha la conferma, ma di nuovo si sorprende a trovare quel corpo morbido estremamente attraente. Le verrebbe quasi da allungare una mano a saggiare la consistenza delle braccia tornite, del ventre un po’ sporgente, non troppo, quanto basta. Di quel sedere rotondo, e liscio, e maestoso.

La ragazza arriva in cima alla scaletta e si gira verso di lei a farle un altro sorriso e Francesca per un attimo rimane interdetta, le fa un cenno di saluto con la mano, prima di riprendere la tavoletta e ripartire per un’altra vasca.

Tonificare, tonificare è la parola d’ordine. Tenere il ginocchio disteso per far lavorare bene il gluteo, sfruttare la resistenza dell’acqua…

Ma a metà piscina Francesca fa retromarcia: non riesce a pensare ad altro che alla ragazza,  il suo allenamento può finire qui oggi.

Si aggrappa alla scaletta e in un attimo è fuori, si toglie la cuffia e mentre scuote i capelli e sente l’inconfondibile odore di cloro pungerle le narici, si dirige veloce verso gli spogliatoi.

Anche gli spogliatoi, come del resto la piscina, sono vuoti, e non è un caso: ha scelto apposta quel giorno e quell’ora. Per un attimo teme che la ragazza se ne sia già andata, ma poi il rumore della doccia la tranquillizza.

Cerca di non pensare mentre apre lo sportello dell’armadietto e tira fuori l’accappatoio. Cosa le sta succedendo? Questa non è lei. Perché si è messa ad inseguire una sconosciuta nello spogliatoio di una piscina?

Si dirige verso il corridoio dove si aprono le docce che, ricorda adesso con un sussulto, non sono dotate di tendina. Supera una doccia e lancia un’occhiata avida al suo interno, ma la donna che la occupa non è la sua ragazza. La delusione e la sorpresa le imporporano le guance. La doccia successiva è vuota, a rigor di logica dovrebbe fermarsi qui, pensa Francesca tra sé, ma la ragazza non può essersi volatilizzata così. Supera un’altra doccia vuota e un’altra, finché non nota un rivolo di acqua e sapone sul pavimento provenire da quella successiva. Rallenta spasmodicamente il passo mentre volge gli occhi verso il cubicolo. La ragazza è lì, nuda. Il suo corpo bianco e morbido appare in tutta la sua maestosa bellezza ora che non c’è più il costume a contenerlo: il viso è ancora più attraente senza cuffia, ha i capelli neri avvolti in una nuvola di schiuma.

Le sorride, come se non avesse aspettato altro che vederla passare davanti alla sua doccia, pur così isolata dalle altre. Francesca abbassa lo sguardo imbarazzata e entra veloce nel cubicolo successivo. Cosa diavolo le sta succedendo?

Gira il rubinetto e il getto dell’acqua la investe mentre si srotola di dosso il costume appiccicoso. I suoi seni emergono liberi dalla stretta possessiva, poi anche i fianchi, il suo sesso e, mentre si china per sfilarsi l’indumento, si rende conto di essere eccitata.

Abbassa gli occhi e vede l’acqua e il sapone provenire dalla doccia della ragazza scorrere sul pavimento. Le sembra una cosa estremamente eccitante. Immagina l’acqua scorrere su quel corpo privo di spigoli, accogliente come una culla. Immagina le gocce rimbalzare sui capezzoli turgidi, i rivoli insinuarsi tra i peli del sesso, nella spaccatura voluttuosa tra le natiche.

Si versa un po’ di sapone sulla punta delle dita e se le appoggia sul sesso gonfio. Mmmmh…

Fa scorrere le dita sul suo sesso, mentre si gira verso il muro e con una mano ci si appoggia contro. Si lascia sfuggire un gemito di piacere, un po’ più alto del necessario. E si stupisce di averlo fatto.

‘Posso?’ La voce della ragazza la fa sobbalzare. Si gira ed è davanti a lei: splendida nella sua nudità giunonica, il sorriso delizioso complice e invitante. Francesca allunga una mano e la appoggia sul seno candido. È dolce e morbido. I capezzoli sono entrambi irti. La ragazza le appoggia una mano dietro il collo e l’attira a sé. Le sue labbra sono fresche, il suo respiro è profumato. Francesca si sente inebriare. La ragazza si avvicina ancora di più, il suo corpo morbido e bagnato e caldo è la cosa più eccitante che abbia mai visto in vita sua. Abbassa la bocca a morderle un capezzolo e lei lascia andare una risata argentina. Le sue mani scivolano sulla superficie levigata della sua pelle, finalmente afferra il sedere pieno e sodo, lo stringe tra le mani. Ora capisce perché gli uomini amino tanto quel gesto. Potrebbe farlo per ore.

‘Girati, rimettiti com’eri prima’. Dice la ragazza. Francesca non vuole staccarsi dal suo corpo caldo, obbedisce con una certa riluttanza.

‘Metti le mani contro il muro.’ Sussurra lei di nuovo. Francesca obbedisce, questa volta più pronta. La ragazza è dietro di lei e fa aderire il corpo contro la sua schiena, il sesso contro il suo sedere. Fa scorrere le mani sui seni piccoli di Francesca, stringe i capezzoli piano. Ci passa sopra l’indice, poi inizia a stringerli tra pollice e indice, con una mano. L’altra percorre il ventre, scende a giocare con i peli del sesso, scende ancora a toccare il clitoride pronto. Francesca si lascia sfuggire un gemito forte. La ragazza scoppia a ridere dietro di lei. ‘Shhh!’ le sussurra portandole un dito vicino alla bocca. Francesca dischiude la labbra e lo accoglie dentro di sé. Inizia a succhiarlo. Adesso anche la ragazza geme, dietro di lei, mentre la sua mano continua ad accarezzarla tra le cosce.

Le morde il lobo di un orecchio, mentre la carezza in basso si fa più ruvida. Francesca inizia a muoversi contro la sua mano, a spingere i fianchi contro il suo sesso, lei la blocca tra la mano che la stringe davanti e il bacino che la spinge da dietro e le infila un dito in profondità.

Francesca emette un altro gemito, mentre il suo corpo è scosso dai fremiti. ‘Ti voglio leccare’ Le sussurra la ragazza ‘Ti voglio leccare tutta.’
E basta questa idea a farla godere: Francesca viene nella mano della ragazza, che continua ancora a toccarla, solo più lenta, fino a che tutto il piacere non è esaurito, finché non si abbandona esausta contro il muro della doccia. Allora la ragazza la gira e la bacia infilandole la lingua dentro la bocca, premendola contro il muro.
È la prima volta che Francesca fa sesso con una sconosciuta. È la prima volta che fa sesso con una donna.

Ma non è certo l’ultima. Oh, no, non è l’ultima, si ripete mentre le sue mani ricominciano a percorrere quel corpo magnifico, abbondante e bellissimo.

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