Tornano le storie brevi inviate dai lettori di Volonté. Scopri due racconti eccitanti incentrati sul tema del sesso in ufficio. Se anche tu vuoi mandarci la tua storia, contattaci qui. Buona lettura!

Racconto erotico breve – Fotocopie

Il rumore dei miei tacchi rimbalza nell’ufficio dove pochi colleghi ancora si attardano. Lui entra nel mio campo visivo prima ancora che lo riesca a mettere a fuoco, ma nonostante ciò non mi sfugge il movimento impercettibile del suo collo, lo scatto leggero della testa verso l’alto, i suoi sensi che si fanno attenti.

Non rallento mentre passo davanti alla sua scrivania, stringo solo con decisione i fogli al petto e abbasso giusto un po’ lo sguardo, per incrociare il suo. Sollevo il mento a indicare davanti a me: è impercettibile, ma ci siamo già capiti. È passato troppo tempo da quando l’ho avuto dentro di me e non posso più aspettare.

La gonna stretta mi impedisce di allungare il passo e il rumore dei miei tacchi si fa più precipitoso mentre mi avvicino alla porta. La consueta eccitazione, quel misto di desiderio e adrenalina, mi solleva il seno e sento i bottoni della camicia tendersi ad ogni respiro. Apro la porta e la chiudo dietro di me.

Mi appoggio alla fotocopiatrice per riprendere fiato. Infilo il pacco di fogli, inizio a premere i pulsanti senza vederli davvero. Un rumore leggero mi avvisa che la porta dietro di me si è aperta. Si richiude subito.
Non devo girarmi per sapere che è lui. La sua mano mi sfiora, mi sposta i capelli, l’altra mano mi solleva la gonna. Sento il rumore della zip e i suoi denti che affondano sul collo mi fanno rabbrividire di piacere.

Mi appoggio di nuovo alla fotocopiatrice, mentre i fogli entrano ed escono in una danza regolare, avanti e indietro, dentro-fuori.

Le sue dita mi scostano gli slip e si infilano dentro di me, un mugolio di soddisfazione fa vibrare le sue labbra sul collo: mi ha trovata pronta, come sempre. Adesso è il suo sesso che si fa strada dentro di me.

E comincia la sua danza regolare, avanti e indietro, dentro-fuori.

Racconto erotico lesbo – Fantasia BDSM

La scrivania davanti a me è grande e lucida e fredda. Lei è in piedi e sembra volersi fare più piccola di quel che è. L’aria contrita le dona: gli occhi nocciola sembrano ancora più grandi, il seno morbido si solleva al ritmo del respiro ansioso. Non vedo l’ora di stringerlo.
‘Mi ha fatto chiamare?’ Domanda in un soffio.
La fisso finché lei non abbassa lo sguardo. Adotto la mia voce d’occasione, quella che fa tremare tutti i miei impiegati.
‘Stavo dando un’occhiata al documento che ti ho chiesto. Non mi soffermo sul fatto che l’hai consegnato con un giorno di ritardo.’ Lei prova a ribattere, ma la interrompo con un gesto regale.
‘Stavo leggendo qua, questa frase.’
Giro il foglio e lo faccio scivolare sul legno lucido, verso di lei. La voglio prendere qui sopra, voglio averla su questa superficie fredda e specchiarmi mentre lo faccio.

Lei fa un passo incerto verso di me, allunga una mano tremante verso il foglio e, mentre i suoi occhi scorrono febbrili le parole scritte, si siede su una delle due poltrone che mi fronteggiano.
‘Nessuno ti ha detto di sederti.’
La mia voce cala sul silenzio come una ghigliottina e lei scatta in piedi all’istante. Oh, è brava, non c’è che dire. La parte le riesce bene, penso mentre osservo il suo viso pallido, le labbra che tremano come prima di piangere. Se possibile, si fa ancora più bianca. Riappoggia il foglio, unisce le mani in grembo e abbassa lo sguardo.
‘Mi scusi.’ Dice con un filo di voce.
Non vedo l’ora di sentire i suoi gemiti di piacere.
‘Le scuse non bastano. Lo sai.’ Annuisce debolmente.
‘Lo sai cosa mi aspetto da te.’ Annuisce di nuovo.

Lentamente si libera della giacca severa del completo. Si porta una mano tremante alla fila di bottoni della camicia, li vedo cedere, uno ad uno sotto le sue dita. Si slaccia la gonna stretta e la fa scivolare lungo le gambe tornite. Rimane in piedi davanti a me: indossa il mio reggiseno preferito, e giarrettiera e calze dello stesso colore. È la donna più sexy che abbia mai visto.

Finalmente solleva lo sguardo verso di me e non c’è più timore nei suoi occhi, solo lussuria, profonda, lasciva lussuria. Si abbassa fino a mettersi a quattro zampe e la sua figura scompare alla mia vista, coperta dal mobile ingombrante della scrivania e, dopo un istante, la sento raggiungermi. Sento le sue mani sollevarmi la gonna, allargarmi le gambe. Sento la sua bocca calda sui miei slip di pizzo. Mi metto più comoda sulla sedia.

Cinque anni che stiamo insieme e questo gioco ancora non ci stanca.

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