Arrivi e partenze – Racconto erotico

Un altro racconto che porta la firma di Blondemind. La storia di una coppia alle prese con un saluto in aeroporto decisamente hot!

Volevo dormire. Mi ero prefissa di ammutolire la sveglia, alzarmi all’ora del pranzo, richiudere gli occhi e fare colazione all’ora della merenda, ma un fremito mi obbliga a interrompere la veglia.

Il sole che penetra tra le persiane di legno verde è debole, intuisco che il giorno si è levato da poco. D’istinto allungo la mano per cercarti, solo quando stringo a vuoto le lenzuola ricordo che non sei con me.  Il senso di vuoto è immediato. Mi manchi.

Non conoscevo la solitudine né la fedeltà a un corpo. Poi se arrivato tu, inaspettato, a stravolgere la strategia affinata in anni: ti sei preso corpo e mente, uno solo non ti bastava.

Un unico player, mille + 1 modi di giocare, la pretesa di essere l’unico, la prerogativa di volermi sempre, in ogni luogo, in ogni momento

Socchiudo le palpebre ed è un flash.

Il lume di candela, noi a fare gli innamorati, mosche bianche tra i business men venuti da oriente. Ami possedermi, ma ancor più far saper che sono di tua proprietà. L’uomo brizzolato davanti a me si sta perdendo un po’ troppo nella mia profonda scollatura che lascia intravedere il seno bianco. Mi avvicini con la scusa di un bacio fanciullesco, per infilare una mano nell’apertura del vestito, mi baci e stringi sempre più forte fino a pizzicarmi il capezzolo. Mi lasci solo quando sei sicuro il tuo messaggio sia passato, veloce e diretto, un tavolo più in là. Un dolore dolcissimo e dritto al cervello.

Leggo l’imbarazzo e l’eccitazione al di là della candela, nel volto di un uomo che da ora a fine della sua cena non avrà più il coraggio di alzare la testa dal piatto.

Ti guardo e prima che possa dire qualcosa mi sussurri nell’orecchio: “Ti scoperei, qui, ora”.

Le mie labbra sillabano un lento e voglioso: “Anch’io, ora!”.

Non è solo una provocazione, tu e io, insieme, siamo “pericolosi”. Non ci interessa il contesto, ma solo l’obiettivo: darsi del piacere, farsi l’amore. In continuazione, instancabilmente.

Lasciamo il ristorante. Da quando mi alzo dalla sedia a quando saliamo in macchina non lasci mai la mia vita, la stringi anche quando paghi. Sono tua. Sai che tra meno di due ore sarò sola e tu non potrai difenderti con la tua goffa e tenerissima gelosia. Ci stiamo educando alla fedeltà, non siamo mai stati bravi in questo gioco. Io non ero mai stata gelosa, e invece…

I dieci minuti che ci dividono da Linate sono sufficienti perché la mia mano si infili tra i tuoi pantaloni e la tua tra le mie cosce. Il pensiero è comune e concitato: “Ti voglio”. Il tempo è tiranno, giusto il tempo di ricomporti e dobbiamo parcheggiare. Giusto il tempo di incrociare ancora le nostre lingue.

Ti accompagno al check in, poi mi dici che devi andare in bagno. L’aeroporto è semi vuoto e i tacchi rimbombano rumorosi.

Amo la gente della notte, potrei perdermi nello loro storie e quelle che gli cucio addosso.

Sei due passi avanti a me, inseguo quel tuo strano modo di camminare un po’ ciondolante, come se la vita ti scivolasse addosso, mentre ora vorrei essere io a esserti addosso.

Entri in un luogo in cui è vietata la mia presenza. Ti lascio due minuto di vantaggio, poi entro. Chiudi frettolosamente la porta alle nostre spalle e vai a colpo sicuro: alzi la gonna dove sai che non troverai nessuna barriera a fermare la tua corsa, ti slaccio i pantaloni dove so che non troverò intimo, alzi la mia gamba sui tuoi fianchi e mi penetri con foga.

Soffoco i gemiti mentre stringi la tua mano nervosa sulla mia gola. So che ti eccita questa mia forma di sottomissione, perché sai che è il mio modo di dirti ‘mi fido di te’.

Il fiato si fa corto, la tua stretta aumenta fino a quando non sento scivolare il tuo piacere all’interno delle mie gambe.  Usciamo e ad attenderti lo sguardo stupito di un tizio che si lava le mani. Sistemo la gonna, mi avvicino a lui e mentre mi lavo le mani gli dico: “Avevo bisogno di essere scopata”. Si gira verso di te con ammirazione senza accorgersi che l’acqua ha smesso di scorrere sulle sue mani insaponate. Ti bacio velocemente con la scusa della scadenza del parcheggio. Odio vederti partire.

Sono bagnata. Molto bagnata. Basta pensarti che mi bagno. Il mio corpo parla una lingua chiara, la tua. Sei a chilometri di distanza e lui ti cerca. La voglia per te è talmente tanta da svegliarmi in un giorno di festa.

Infilo la mano nelle mutandine e inizio a masturbarmi pensando a quando sei in me, in macchina, sulla tua scrivania o quando, in mezzo alla gente, riesci a infilarmi la mano sotto la gonna senza che nessuno se ne accorga. Non ci sei e io godo per te, di te, per te.

Il piacere arriva diretto alle sinapsi. D’istinto, come faresti tu, mi assaggio leccando lentamente l’indice e il medio ancora caldi.

Amore buongiorno, ti sto aspettando.

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