È venerdì sera e ho appuntamento con Andrea, mio amico da sempre, da sempre gay. Fuori piove uno di quei temporali primaverili che lascerà l’aria piena di umidi odori.
Io assaporo questo momento unico e impagabile in cui ancora tutto può succedere, l’attimo sospeso tra la lunga settimana e il breve week end.
Uno dei rari momenti in cui sono qui e ora.

Mi scrollo la giacca di dosso, scendo dai tacchi, con un gesto lento faccio scorrere la cerniera della gonna che cade a terra con un soffio. Allungo la mano verso un cassetto e ne tiro fuori un oggetto lucido e leggero dall’inconfondibile forma allungata. Faccio partire la musica, me lo lascio scivolare dentro e mi abbandono alle prime avvisaglie del piacere.

Quando torno al ‘qui e ora’ sono già in ritardo e il mio telefono è intasato dai messaggi sempre più irritati di Andrea. Esco di corsa e l’aria umida che mi sbatte in faccia mi riempie di uno strano senso di anticipazione.
Andrea sembra cogliere la mia inquietudine: c’è una festa, mi dice dopo che ci siamo goduti una lauta cena, un festino, precisa con aria complice. A casa di amici, pochi invitati scelti. E tutto può succedere.

Assorbo le informazioni e decido che ho  bevuto abbastanza per fare un tentativo. Arriviamo a una porticina stretta che ci introduce in un giardino gocciolante, pieno di fiaccole e candele. I gemiti di una coppia sono il primo suono che colpisce il mio orecchio e sono pronta a fare marcia indietro quando sulla porta viene ad accoglierci Gerardo, il padrone di casa, un uomo grande, grosso e capellone che mi ispira subito simpatia. Scelgo di restare.

Dentro, l’atmosfera è quella di una festa tra amici: bicchieri scompagnati, posate d’argento, dolci casalinghi, piccoli gruppi di persone che parlano tra loro. Alla fine del primo bicchiere decido di riempirmi il calice di nuovo e guardarmi intorno.

Passo in un salotto dall’aria vissuta dove un fuoco scoppietta nel camino e una donna bacia appassionatamente un ragazzo sui vent’anni mentre un uomo più maturo le accarezza le gambe sollevandole sempre più il vestito. Accanto a loro una coppia di donne si bacia con la furtività dei liceali e la mia eccitazione cresce.

Entro in cucina e anche qui trovo luci soffuse, fiori e cibo ovunque e una coppia unita: lei seduta sul tavolo di legno, lui in piedi che la prende con calma, quasi metodicamente. Arrossisco, ma decido che voglio il mio bicchiere di vino e che in fondo, non è questo il gioco?

Mi avvicino mormorando delle scuse, con un sorriso a metà tra complice e imbarazzato. La donna mi sorride, mi attira a sé, mi sbottona la camicia e inizia ad accarezzarmi i seni. Ha grandi labbra carnose, noto. Qualcuno entra e chiude la porta, sento versare del vino, una mano maschile mi porge un calice colmo. Lo vuoto dʼun fiato e sento lʼabbraccio di uomo avvolgermi da dietro, sento il suo sesso eccitato contro il mio corpo. Mi avvicino alla bocca della donna, mentre l’uomo mi solleva la gonna. L’ebbrezza dovuta al vino è nulla in confronto al desiderio che provo sentendo le labbra morbide della donna aprirsi in gemiti di piacere, mentre le mani dello sconosciuto mi accarezzano e il suo corpo mi spinge fino a farmi piegare sul tavolo, lei non mi lascia e si adagia con me. E ci ritroviamo così, lei sdraiata e io piegata, mentre continuiamo a baciarci.

E di nuovo mi abbandono al  qui e ora.

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