Non esce quasi mai di venerdì. È entrata in quella fascia d’età in cui l’arrivo del fine settimana viene celebrato più con un bicchiere di vino e un buon film in solitudine che con orde di amici in discoteca. Ma quel venerdì sera hanno deciso di uscire, lei e Simona, e lo hanno deciso da un po’ di tempo per evitare che la stanchezza della settimana trascorsa possa interporsi a modificare le loro scelte. Si incontrano verso le 10 (che sono finiti i tempi in cui si usciva a mezzanotte, adesso, se si fa troppo tardi, il rischio che il divano ti leghi indissolubilmente a sé è troppo alto).

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La stanchezza evapora presto di fronte all’euforia della notte che le attende, di fronte all’alcol bevuto. La serata si sviluppa più o meno come tutte le uscite di quel tipo: un inizio soft e gioioso, i preparativi a casa, l’incontro con l’amica, chiacchiere sempre più frizzanti man mano che il tasso alcolico si alza. La fila di fronte al locale, botta e risposta con qualche ragazzo in fila.

Dentro la musica è forte, i cocktail anche. Si scatenano nella pista. Ridono e rispondono urlando a qualche avance fatta urlando. Si indicano con gli indici il bancone per un secondo drink, si seguono a ruota al bagno, a ritoccarsi il rossetto, a espellere (speriamo) un po’ di alcol. Tornano in pista e si isolano a tratti nei loro cellulari, ma non troppo, che la musica è bella.

Tornano al bancone per un altro drink quando la pista inizia leggermente a svuotarsi. Ballano ancora, gioendo del nuovo spazio. Dividono l’ultimo drink mentre nuova gente arriva a ondate. A una certa ora della notte, più vicina al mattino, gettano la spugna. Si incamminano barcollanti all’uscita, sorreggendosi e inciampandosi a vicenda.

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Hanno smesso di fumare entrambe e si dicono che quello sarebbe proprio il momento ideale per un’ultima sigaretta, mentre già l’aria della notte inizia a sbiancarsi. Cercano un taxi, grate alla brezza che le fa riprendere un po’. Quando lo trovano, Simona si infila al volo, le lancia un bacio dal finestrino. Lei inforca la sua bici e si avvia lungo la strada conosciuta, sotto il manto degli alberi, godendo dell’aria fresca e delle strade ampie e deserte.

Arriva a casa inquieta. L’ha pensato a tratti, per tutta la serata, le cose non possono funzionare, si è detta. Lui è troppo più giovane di lei.
Ma quella sera si sente giovane anche lei. Di fondo, se lui è abbastanza grande da desiderarla, qual è il problema?

Spia le vite degli altri nel cellulare, ma quell’attività che di solito la assorbe, stanotte la annoia. Digita un messaggio e preme invio come raccomandava l’oroscopo. Passano buoni cinque minuti e lei si convince che lui stia dormendo o facendo quello che lei desidera, ma con un’altra donna. Si rassegna ad andare a letto, in fondo è stata una bella serata. In fondo, lui è davvero troppo giovane.

È mentre passa il dischetto di cotone sugli occhi che lo sente, il rumore del messaggio risuona altissimo nella notte silenziosa.
‘Anche io.’
Dice lui.
‘Vieni.’
Risponde lei.
‘Ora?’
‘Sì’
Vorrebbe aggiungere qualche parola a mitigare quella richiesta che le suona brusca. Vorrebbe dire ‘se non sei stanco’, ‘ se ti va’. Ma si trattiene. Ha deciso che deve essere più assertiva. Se è stanco, se non gli va, lo dirà lui.

‘Ok’ dice lui invece.
Il cuore inizia a batterle all’impazzata. Per un momento non sa bene che fare, vorrebbe sistemare la casa, il letto dove sono finiti in ordine sparso tutti i vestiti che ha provato prima di uscire, il salotto con i resti della cena. Ma poi, saggiamente, decide di infilarsi sotto la doccia. Al volo. Non vivono poi così distanti, anche se la città è grande.

Non si concede il lusso di pensare, se non a cosa indossare adesso. Il messaggio di lui la sorprende mentre si infila i jeans.
‘Sono qua fuori’.
Lei apre la porta e se lo trova davanti. Ha gli occhi infiammati di desiderio. Per un attimo non si dicono niente, poi lui fa un passo per entrare e la prende tra le braccia.

Ecco, quello. Era esattamente quello che voleva. Sentirsi stringere così, sentirsi guardare così. Rimangono abbracciati mentre lei sente il proprio corpo aderire perfettamente a quello di lui. Sarà anche venuto al mondo molto tempo dopo, ma sembra proprio fatto apposta per lei. Lui la stringe così forte che lei si deve piegare leggermente all’indietro, il bacino contro quello di lui.

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Si baciano così a lungo, nella piccola cucina che funge anche da ingresso, che lei pensa che baciarsi è tutto quello che succederà. Invece a un certo punto lui la prende per le cosce e lei si abbarbica al suo corpo, come una pianta innamorata e, così uniti, lui barcolla fino al letto.

E, dopo quel lunghissimo bacio, tutto il resto succede in grande fretta. Si strappano i vestiti di dosso, come se il mondo dovesse finire di lì a qualche istante. Si perdono l’uno nel corpo dell’altra, si mescolano nelle bocche, nei capelli, negli occhi. Il piacere lo raggiunge troppo presto, lui prova a scusarsi, in qualche modo, ma lei glielo impedisce. Lo spinge con la testa tra le sue gambe, con la bocca sul suo sesso e lui la compensa così.

Si addormentano, finalmente, dopo che lei soffoca il suo grido di piacere sul cuscino, dopo che lui riemerge dalle sue gambe, dopo che si circondano ciascuno con le braccia dell’altro. Si addormentano, finalmente.

E la notte non è mai stata così giovane.

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